Sardegna, oltre 700 aborti nel 2023. Parla una madre che ha cambiato idea grazie ai volontari: “Mio figlio, un dono”

di Ilenia Mura

Mancano i dati della Asl di Sassari, quelli di Nuoro e del Medio Campidano, riferiti ai tre reparti di Ostetricia e ginecologia in cui probabilmente le interruzioni volontarie di gravidanza, effettuate l’anno scorso, farebbero lievitare il numero dei bambini che non sono venuti al mondo in Sardegna. Alcuni primari non hanno comunicato le Ivg effettuate nell’arco di dodici mesi. I bambini mai nati nel 2023 negli altri ospedali della Sardegna? Sono stati più di 700.

L’inchiesta I numeri richiesti da Sardinia Post e certificati dai dati ricevuti attraverso gli uffici stampa delle aziende sanitarie sono 772. Riguardano i reparti degli ospedali delle Asl di Cagliari, Oristano, Gallura, Sulcis Iglesiente. Il numero più alto in Gallura (250), il più basso nel reparto del Cto di Iglesias (48). Al Santissima Trinità di Cagliari si arriva a 233, segue quello dell’azienda ospedaliera Aou (107). L’Arnas Brotzu, ancora nel capoluogo, si ferma a 70. Facendo la somma: 410 bambini mai nati nel sud Sardegna. E dire che il numero dei bambini nati nel 2023 in Gallura sono 779. Quasi quanto quelli che non hanno mai visto la luce in tutta l’Isola. Nel 2021, ecco il dato del Ministero della Salute: gli aborti sono stati 1347 (su 63.653 in tutta Italia).

Numeri allarmanti, per una regione che detiene il record della denatalità nazionale. A sottolineare che in Sardegna vengono al mondo sempre meno bambini, sono gli stessi ginecologi che dirigono i reparti e che comunicano il numero dei nati il giorno di Capodanno, quando si celebra il primo vagito dopo la mezzanotte. Ecco una delle note arrivate in redazione dal nord Sardegna: “L’anno appena trascorso ha registrato a Sassari una diminuzione significativa delle nascite rispetto al 2022. Nel 2023 sono nati 1214 bambini, di cui 611 maschi e 603 femmine. Rispetto al 2022 sono nati 114 bambini in meno. In particolare, c’è stato un calo di 93 (le chiamano “unità”, ndr) per quanto riguarda i maschi e di 21 unità per le femmine”. Un record negativo – scrivono dalla Asl di Sassari – che segue il dato nazionale in cui l’Isola si è aggiudicata l’ultimo posto nella classifica italiana della natalità”.

Aborto, la legge 194 parla chiaro. Ma c’è chi cambia idea grazie all’aiuto delle associazioni di volontariato che offrono un supporto psicologico ed economico. E non solo. Ecco perché non sempre tutte le donne che hanno manifestato l’intenzione di interrompere una gravidanza per motivi economici vanno fino in fondo. Noi abbiamo intervistato una di queste, una giovane madre che voleva abortire e che ha cambiato idea grazie alla presenza dei volontari di un Centro di aiuto alla vita all’interno del reparto di Ostetricia e ginecologia di un ospedale del capoluogo. Forse, viene da chiedersi, anche questo è un modo per sconfiggere la denatalità?

Veniamo ai bambini venuti al mondo in Sardegna: nel 2023 sono stati 6903. Grazie ai Centri di aiuto alla vita, i bambini che avrebbero potuto non nascere sono invece fra le braccia della madre. Dormono beati nelle loro culle, qualcuno ha cominciato a muovere i primi passi. Il figlioletto della donna che abbiamo intervistato (di cui non faremo il nome per tutelare soprattutto il bimbo) è fra quelle che ha cambiato idea. Il piccolino ha già imparato qualche parolina. La prima? “Bau, bau“, ha detto la madre che racconta la sua esperienza nella speranza che tante altre prendano coraggio, e che tanti altri Cav, come quello di Cagliari che l’ha aiutata, e che lavora all’interno del reparto di Ostetricia e ginecologia del Santissima Trinità di Cagliari (1525 nati nel 2023, record in Sardegna), possano moltiplicarsi ed essere presenti in tutte le aziende sanitarie dell’Isola.  


Ricordiamolo, in Italia, l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è regolamentata dalla Legge 194 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Una legge che prevede percorsi distinti per l’IVG entro e oltre i primi 90 giorni di gestazione. La donna ha il diritto di richiederla entro i primi 90 giorni in caso di “circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito…” (art. 4). Dopo i 90 giorni “l’interruzione volontaria della gravidanza può essere praticata: a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna (art. 6)”. La legge attribuisce ai Consultori familiari un ruolo centrale di riferimento nella gestione del percorso IVG, in quanto servizi a bassa soglia distribuiti sull’intero territorio nazionale. Dove non arrivano i consultori, ammesso che siano ancora un punto di riferimento per le donne (ci vorrebbe un capitolo a parte), ci sono appunto i Centri di aiuto alla vita supportati esclusivamente da un esercito di volontari. In Sardegna se ne contano almeno sei: due a Cagliari, uno a Villasor, uno a Nuoro, Tempio Pausania, Carbonia. Abbiamo sentito i volontari del Cav di Cagliari “Uno di noi”, dove, negli ultimi anni, sono state assistite 254 donne. Oltre 250 donne che volevano, avrebbero abortito. Ma che, grazie al sostegno, l’affetto, l’aiuto di chi lavora con passione in queste strutture, hanno fatto un passo indietro, decidendo di mettere al mondo il loro figlio.

Centri di aiuto alla vita Non c’è madre che, tenendo fra le braccia il suo bambino, non abbia ringraziato per aver cambiato idea. Nei Centri di aiuto alla Vita la donne vengono accolte, ascoltate, aiutate. Perché ogni volta che c’è una decisione (sofferta) da prendere, in due si decide meglio. In questo caso: diversamente. E allora c’è chi invoglia al coraggio e alla fiducia. Fra le centinaia di donne in gravidanza assistite dai volontari del Cav di Cagliari, in centinaia hanno partorito.  “Facciamo due turni di sportello settimanali in sede e siamo presenti in ospedale ogni qualvolta veniamo chiamati per il primo colloquio con le mamme che prenotano una interruzione volontaria di gravidanza”.

Maria Stella Leone, medico di famiglia, oltre che madre, fra le volontarie che ogni giorno stanno in prima linea per aiutare concretamente le donne che hanno bisogno di essere ascoltate, guidate o magari soltanto abbracciate, racconta che chi si presenta in ospedale per chiedere informazioni sulla Ivg (interruzione volontaria di gravidanza), lo fa spinta dal senso di solitudine. “Le ascoltiamo, cerchiamo di capire quale sia effettivamente il problema – spiega la vice presidente del Cav di Cagliari “Uno di noi” – poi mettiamo a punto un progetto d’aiuto su misura”.

Oltre 250 le donne diventate madri, per la prima volta, ma anche per la seconda o terza: “Non è mai soltanto una questione di soldi, piuttosto insorge la paura di non farcela”. Si tratta di donne impaurite, sole, oltre che in difficoltà economica. Spesso decidono di interrompere una gravidanza. In tante, invece, hanno visto crescere il loro pancione. Mese dopo mese, fino a quando sentono il primo vagito, il calore di un neonato che stringe i pugni e sbadiglia, cercando la mano della madre che lo abbraccia. “Sono felice di non aver abortito, ma è vero, volevo farlo”, racconta la madre intervistata da Sardinia Post. “Grazie all’aiuto dei volontari del Cav ho capito che mio figlio è stato un dono, la scelta migliore che una donna possa fare nella sua vita. Lui – ha detto commossa – è l’unica gioia della mia vita“. 

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