Il dubbio degli investigatori: un allarme tempestivo avrebbe salvato la vita di Sara?

All’ospedale di Is Mirrionis, a Cagliari, nel reparto di psichiatria, resta ricoverata Michela Delle Cave, fuori pericolo dalle 18 di venerdì. Ma non è ancora in grado di rispondere alle domande degli inquirenti per spiegare le ragioni di quel patto di morte con la sua amica Sara Onnis. C’è infatti un aspetto della vicenda che non appare chiaro. E che gli inquirenti vogliono chiarire. I dubbi derivano dalla ricostruzione di quanto accadde nelle ore precedenti la tragedia.

Alle 16 di venerdì Sara Onnis e Michela Delle Cave si preparavano in un clima di euforia alla grande serata. La giornata era cominciata bene: sul sito dell’Unione Sarda era apparso l’annuncio dello spettacolo assieme al testo di presentazione. Sara si era affrettata a condividere il link sulla sua pagina Facebook e anche su quella dedicata all’evento. Con un breve post di accompagnamento: “L’articolo dell’ Unione Sarda che parla di noi!! Vi aspettiamo stasera!!!”.

Era anche nato un breve, scherzoso, dibattito. “Dopo la serata – aveva commentato un’amica – vorrei poter intervistare il killer dei camion frigo”. Una citazione di Dexter Morgan, a cui le due donne si sono dichiaratamente ispirate nella loro installazione sul femminicidio. quasi immediata la risposta di Sara: “Ahahahahhaha a tua disposizione!!!” Ed ecco l’intervento di Michela: “Presente! Scusate stavo sezionando…”. Sara subito commenta: “Ahhaahhahaahhaha arribbada!!!”.

Lo scambio di battute si conclude alle 15,32. Secondo la ricostruzione del medico legale, circa quattordici ore dopo, Sara Onnis si infila in gola il tubo di una bombola a gas, respira profondamente e muore in pochi minuti. Michela Delle Cava è accanto a lei, nel sedile posteriore della Ford Focus. Nel bagagliaio ci sono due bombole di gas propano liquido da 15 chili ciascuna.

Cosa è accaduto di cosa grave in quelle quattordici ore da trasformare quell’euforia in disperazione e morte? Di certo – poco dopo che quella conversazione su Facebook si era conclusa e Sara e Michela avevano cominciato a prepararsi alla performance che le avrebbe tenute impegnate dalle otto di sera a mezzanotte – si scatena sul cielo di Cagliari un terrificante nubifragio. Il giorno dopo le cronache racconteranno di un alberto caduto in via Cimitero, della chiusura al traffico di una parte della strada che costeggia il Poetto, di un tombino saltato in viale Bonaria e di disagi un po’ in tutto il Campidano. Tra gli effetti dell’emergenza maltempo anche la decisione di cancellare la performance sul femminicidio.

Già una volta la data era stata spostata “per motivi organizzativi“. Ma questa cancellazione dev’essere apparsa definitiva, almeno per questa stagione. E’ stata la delusione l’innesco della sequenza disperata che si è conclusa alle 11,30 del giorno successivo quando alcuni agenti della forestale hanno notato quelle due ragazze che “dormivano” dentro quell’auto avvolta dalla puzza del gas?

Una risposta, almeno parziale, potrà arrivare dall’esame delle lettere di addio scritte da Sara e Michela, oltre che dal racconto che quest’ultima farà non appena sarà nelle condizioni di rispondere alle domande degli investigatori.

Ma c’è un altro quesito, il più delicato, a cui dovrà dare risposta. Michela come ha potuto sopravvivere per cinque ore in quell’auto? E’ stata sempre al suo interno? Ha aperto la porta? Gli investigatori, che non mettono in discussione che il suicidio, in definitiva vogliono accertare se – con un allarme tempestivo – Sara si sarebbe potuta salvare.

Ieri, intanto, a Samassi un migliaio di persone ha dato l’ultimo saluto a Sara, l’ingegnere che lavorava al Consorzio di bonifica. Il parroco di Samassi, don Bruno Pittau, ha cominciato l’omelia con un ammonimento: “Nessuno può giudicare”.

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