Iglesias, l’eccidio dei minatori del 1920: “Senza memoria non c’è futuro”

“Senza memoria storica non esiste futuro”. Questo il concetto che anima la volontà di ripercorrere, anno dopo anno, i tragici eventi che videro a Iglesias, l’11 maggio 1920, 7 minatori uccisi dalle guardie regie durante una manifestazione operaia per rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro. È dal 2007 che l’Istituto Comprensivo Eleonora D’Arborea porta avanti il progetto della rievocazione di questa tragica pagina di storia mineraria iglesiente, sotto la direzione del docente Gianni Persico con il supporto di altri colleghi. Ma i veri protagonisti sono sempre loro, gli alunni. Un centinaio di veri e propri artisti in erba che, calati perfettamente nella parte, vestiti con abiti che richiamano quelli dell’epoca, hanno regalato, ancora una volta, emozioni fortissime alle centinaia di persone che hanno partecipato all’evento. Neppure una giornata uggiosa e piovigginosa ha fermato i giovani attori affermando che era “solo acqua” e ribadendo l’importanza dell’evento.
Le foto
I fatti, grazie anche alla rievocazione, sono ormai noti. Da giorni i minatori delle miniere di Monteponi, Campo Pisano e San Giovanni protestavano per rivendicare condizioni di vita migliori. Per il giorno 11 maggio 1920 gli operai proclamarono una giornata di sciopero, a seguito delle posizioni intransigenti della direzione della miniera, al cui capo vi era l’ingegner Andrea Binetti. Quel giorno circa duemila minatori si mossero dalla miniera di Monteponi, con il direttore in prima fila costretto dagli operai a unirsi a loro, per recarsi a conferire col sindaco Angelo Corsi per trovare delle soluzioni. Il Sottoprefetto intanto organizzava le milizie, in prossimità del Comune, in previsione di tumulti e disordini. Al loro arrivo, nella via Satta, adiacente al Comune, i minatori trovarono uno sbarramento di uomini delle guardie regie. In pochi istanti dalle parole si passò ai fatti. Il sindaco Angelo Corsi non potè fare niente per evitare gli scontri. Fu messo in salvo insieme al direttore Andrea Binetti. Iniziarono gli scontri tra guardie e operai. E la strage si compì. Colpi d’arma da fuoco riecheggiarono tra le stradine di Iglesias. E cinque minatori rimasero a terra senza vita. Due morirono in seguito per le ferite riportate. Molti altri rimasero feriti.

Quest’anno la rievocazione si è arricchita di un gemellaggio tra il Comune di Iglesias e i comuni del Monte Rosa (in Piemonte), il cui patto è stato ratificato proprio ieri durante una cerimonia nel palazzo municipale. I rappresentanti dei comuni di Pieve Vergonte, Bannio Anzino, Calasca Castiglione, Ceppo Morelli, Macugnaga, Piedimulera, Vanzone e San Carlo erano presenti per condividere le comuni radici minerarie che hanno segnato la cultura delle popolazioni e delle miniere della Valle Anzasca. In quei territori, nella prima metà del ‘900 era presente anche una comunità di sardi. Tra loro anche alcune decine di iglesienti. “Grazie  all’attività mineraria – ha affermato il sindaco di Pieve Vergonte, Maria Grazia Medali –  le popolazioni del luogo hanno potuto migliorare le proprie condizioni di vita e progredire economicamente”. Roberto Puddu, segretario generale della Cgil, ha riaffermato l’importanza dei “riti” e delle rievocazioni storiche “proprio per non dimenticare”. Dopo la deposizione di una corona d’alloro sulla lapide che ricorda gli eventi a cura dei minatori della Carbosulcis, i ragazzi protagonisti si sono recati in cimitero, in corteo, per rievocare il funerale dei compagni caduti, dove è stata deposta un’altra corona.

Carlo Martinelli      

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