Gentiloni a Cagliari, appello dei sindacati: “Più lavoro e risorse”

Lavoro, politiche industriali ed energetiche, ma anche prospettive di sviluppo e l’immancabile vertenza sulle risorse che spettano alla Sardegna, da quelle del patto siglato con Renzi, alla sanità sino agli enti locali. Sono questi gli argomenti che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil della Sardegna, Michele Carrus, Ignazio Ganga e Francesca Ticca, hanno affrontato nel colloquio con il premier Paolo Gentiloni, a Cagliari per firmare la convenzione con il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, nell’ambito del bando periferie. Carrus della Cgil ha richiamato le principali vertenze industriali dell’isola e alcune questioni come “la necessità di un tavolo istituzionale Governo-Regione per definire un accordo di programma con Eni per tutti i siti interessati da dismissione e sulla chimica verde”.

Pressing anche perché Fincantieri, per turismo e nautica, e Leonardo Finmenccanica, per l’aerospazio, possano trovare sviluppo nell’Isola. Altro capitolo le condizioni della rete scolastica e la ripartizione delle risorse per l’Università. “Abbiamo anche chiesto che lo Stato restituisca alla Sardegna il maltolto – ha aggiunto – sulla sanità, per i nuovi Lea, i vaccini e i farmaci per l’epatite C, sui fondi per gli enti locali e province e sugli accantonamenti”.

“C’è la necessità di mettere mano al riequilibrio tra zone interne e aree urbanizzate e alla presenza dello Stato che sta depotenziando il proprio ruolo soprattutto nelle periferie – ha aggiunto Ganga della Cisl -. Abbiamo 30 mila lavoratrici e lavoratori che attendono che le fabbriche riaprano e per noi questo è preminente”. Poi c’è la questione del patto per la Sardegna da 2,9 miliardi di euro “che non può essere pagato dallo Stato, al primo anno, per soli 281,7 milioni”.

“Bisogna rimettere al centro il lavoro e le politiche attive del lavoro – ha osservato Ticca della Uil -. Inoltre la Finanziaria regionale per oltre il 50% è ingessata dalla sanità che è a carico della Regione, e c’è la necessita di un ripensamento a livello centrale”. Quindi il problema della continuità territoriale e delle zone interne che “rischiano lo spopolamento”. “I tempi siano non troppo lunghi: aspettiamo che nei prossimi giorni e settimane le parole di oggi diventino impegni”.

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