G8 a La Maddalena: indagati Bertolaso e Balducci per le mancate bonifiche

Falso in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato, inquinamento ambientale: sono i reati principali contestati a Guido Bertolaso e ad altri 16 indagati – tra cui Angelo Balducci – per i lavori di bonifica mai realizzati a La Maddalena in occasione del G8 del 2009, poi trasferito a L’Aquila. L’inchiesta è stata portata avanti dalla Procura di Tempio Pausania e il pm Riccardo Rossi ha inviato gli avvisi di concluse indagini a 17 persone. Tra queste, appunto, l’ex capo della Protezione civile Bertolaso e l’ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici Balducci.

Gli altri indagati per il lotto numero 7, quello che prevedeva la bonifica di uno specchio di mare ampio 60mila metri e costato oltre sette milioni di euro – secondo quanto riferisce il quotidiano La Nuova Sardegna – sono l’ex capo della struttura di missione per il G8 Mauro Della Giovanpaola, il direttore dei lavori Luigi Minenza, l’ingegnere e direttore operativo Riccardo Miccichè, il responsabile unico del procedimento Ferdinando Fonti, i due dirigenti della Cidonio Spa, Marco Rinaldi e Matteo Canu, il provveditore per le opere pubbliche, Patrizio Cuccioletta, la componente (con il collega Andrea Giuseppe Ferro) della commissione di collaudo Valeria Olivieri e il segretario della commissione, Luciano Saltari, il provveditore ai lavori pubblici per la Toscana Fabio De Santis, il sismologo già condannato per il terremoto in Abruzzo Gian Michele Calvi, il responsabile nazionale dell’Ispra Damiano Scarcella e Gianfranco Mascazzini, direttore generale della qualità della vita del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Stando alle indagini portate avanti per oltre due anni dai carabinieri del Noe di Sassari, Guardia costiera e Arpa Sardegna, con la consulenza di un pool di esperti in inquinamento ambientale, i 17 indagati non avrebbero riqualificato l’area anzi avrebbero ampliato l’inquinamento in aree sino ad allora pulite, come ad esempio con la distruzione del ”molo Carbone”, che ha visto la demolizione del manufatto, i cui detriti sono stati lasciati sul fondo del mare.

Una vergogna certificata“. Non usa mezzi termini il sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti, per commentare la notizia. ”Ad oggi sono stati investiti centinaia di milioni di euro per la riqualificazione dell’area – ha detto all’ANSA – ma questo consistente investimento non ha prodotto sul nostro territorio un solo posto di lavoro, se non creare un malaffare. La cosa più amara, però, è quella di scoprire che chi bara è la stessa persona che deve garantire il rispetto delle regole. Perché a certi livelli e dietro certi organismi, come la Protezione Civile, c’e’ lo Stato”. Le indagini portate avanti in questi due anni hanno evidenziato lo stato di estrema pericolosità dello specchio d’acqua davanti al Main Center e la ricaduta di materiali inquinanti in un’area sottomarina che si estende ben oltre i nuovi pontili, verso l’isola di Santo Stefano. In mare e nei fondali sono presenti piombo, arsenico, zinco, rame e mercurio che pregiudicano e rendono pericolosa non soltanto la balneazione, ma anche la pesca e il transito nell’intera area, che si estende per una decina di ettari. ”A questo punto non c’è altro da fare se non dare nuovo impulso al progetto esecutivo di bonifica della Protezione civile – conclude il sindaco di La Maddalena – ma bisogna fare in fretta, perché da una parte le strutture si stanno deteriorando ancor prima di essere utilizzate, ma soprattutto per evitare a questo territorio di perdere, oltre a questa stagione turistica e alle passate, anche la prossima”.

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