Fondi gruppi, pm e gioiellieri: “Rolex di seconda mano quelli comprati dal Pdl”

Due orologi usati: un Date da donna e un Day Date da uomo. Il Pdl li comprò per 6mila euro. Il particolare è emerso oggi nel processo Diana.

Sono Rolex di seconda mano, quelli che il gruppo Pdl ha comprato nel 2010 con i soldi dei fondi ai gruppi del Consiglio regionale. Il particolare è emerso nell’udienza odierna del processo contro Mario Diana, l’ex capogruppo accusato di peculato aggravato per un importo di 250mila euro. Ovvero, l’intero ammontare delle spese sospette di cui Diana è chiamato a rispondere in quanto unico responsabile della cassa.

I Rolex in questione sono due: un Date da donna, con cinturino rosa, e un Day Date da uomo, in acciaio. Gli orologi sono stati pagati 6mila euro. Esistono gli assegni, emessi dal conto del Pdl e consegnati al giudice Claudio Gatti dal pm Marco Cocco, titolare della doppia inchiesta sui fondi ai gruppi.

Oggi, come testi citati dall’accusa sono stati sentiti i fratelli Fausto e Fabrizio Paoletti: il primo è il titolare della gioielleria di piazza Costituzione a Cagliari, dove il Pdl comprò i Rolex; il secondo per sei anni ha lavorato nel negozio, a cavallo del 2010.

Agli atti della Procura sono depositati i registri acquisti della gioielleria, dai quali si evince che i Paoletti hanno acquistato i due Rolex usati da un loro fornitore (in aula non è stato fatto il nome) e poi li hanno rivenduti al Pdl. Costo del Date da donna: 800 euro; il Day Date in acciaio è stato pagato invece 4.600 euro. Totale: 5.400 euro. I 600 che mancano per arrivare ai 6mila euro di assegno versato dal gruppo azzurro “rappresentano il nostro guadagno”, hanno spiegato i due fratelli commercianti.

paoletti 2

Sul caso dei Rolex c’è un nodo da risolvere, almeno per la difesa. Secondo gli avvocati di Diana, Mariano e Massimo Delogu, gli orologi potrebbe averli comprati Riccardo Cogoni, il golden boy dell’imprenditoria cagliaritana che a novembre 2013 finì in manette proprio insieme all’ex capogruppo e all’ex consigliere azzurro Carlo Sanjust. Questo perché “nell’ufficio di Cogoni, intestato alla sua società Riko Service, è stato sequestrato un assegno di pari importo”. Il fatto è citato pure nell’ordinanza di arresto firmata due anni fa dal gip Giampaolo Casula. Cogoni, considerato dalla Procura un tassello del sistema Pdl (l’altro era l’imprenditore Luca Brunetti), si sarebbe prestato a emettere “una fattura falsa”, ha scritto il giudice per le indagini preliminari , precisamente “la numero 22”, a copertura dei 6mila euro per i Rolex.  Cogoni, comunque, è fuori dal processo: lo scorso 14 luglio ha patteggiato un anno e otto mesi.

Il processo Diana riprende il prossimo 27 gennaio: saranno sentiti altri testi, tra cui Sanjust (già condannato a 3 anni, ma deve rispondere di una nuova accusa per tentata truffa ai danni del Pdl) e Onorio Petrini, altro ex esponente azzurro condannato a due anni e 4 mesi. Il 9 febbraio ci sarà invece l’esame dell’imputato, mentre il 26 saranno sentiti i testi della difesa. Diana, come finora è sempre successo, era presente in aula anche oggi.

Alessandra Carta
(alessacart on Twitter)

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