Ed eccolo qua Flavio Carboni, in ottima forma a dispetto dei suoi 81 anni compiuti (è nato il 14 gennaio 1932, esattamente 13 anni dopo Giulio Andreotti, con cui condivideva il compleanno, oltre che molte amicizie) nell’aeroporto di Elmas mente attende l’imbarco per Roma. Non si scompone nonostante il ritardo di oltre mezz’ora. Telefona spesso e negli intervalli legge una copia della Nuova Sardegna.
Abito grigio, trench alla tenente Colombo, Flavio Carboni è oggi un uomo libero. L’ultimo arresto risale all’8 luglio del 2010 quando finì in cella per l’inchiesta sull’eolico in Sardegna e per aver costituito assieme a un gruppo di amici importanti una organizzazione che aveva lo scopo di condizionare gli organi costituzionali: la cosiddetta P3. Eccolo mentre passeggia per l’aeroporto.
La P3, un pallido tentativo di imitazione della gloriosa P2 di Licio Gelli. Carboni, nonostante i numerosi processi ha subito una sola condanna definitiva, otto anni per il crac del Banco Ambrosiano. Ed è stato assolto dall’accusa di concorso nell’omicidio di Roberto Calvi.
L’aereo è atterrato a Fiumicino, ed ecco Carboni sull’interpista che conduce i passeggeri fino allo scalo. Sono passati i bei tempi e sono pochi a riconoscerlo. Lui, però, pare non esserne affatto certo: protegge a sua privacy con un paio di occhiali da sole modello “spione della domenica”.
Nato a Torralba, da anni Carboni divide la sua attività tra la Sardegna – dove fece affari immobiliari a Olbia con Silvio Berlusconi e, secondo alcuni pentiti, anche col cassiere di Cosa Nostra Pippo Calò – e Roma. Eccolo mentre esce dallo scalo di Fiumicino. Non prenderà un taxi ma attraverserà la strada per andare a sistemarsi nella piazzuola dove i vip attendono le auto private con l’autista. Direzione? Sconosciuta.