Fanghi della Fluorsid da smaltire, le intercettazioni telefoniche: “Fai una fossa lì”

Ecco alcune conversioni telefoniche intercettate dalla Procura di Cagliari: a parlare sono sei dei sette arrestati oggi per il presunto disastro ambientale alla Fluorsid.

Decine di intercettazioni telefoniche compaiono nell’ordinanza di custodia cautelare che ha mandato in carcere quattro dirigenti della Fluorsid e altre tre persone delle ditte esterne, a cui la spa di Tommaso Giulini aveva dato in appalto dei servizi. Le conversazioni sono sostanzialmente ordini impartiti su come smaltire fanghi e olii del ciclo produttivo, materiale che per la Procura di Cagliari “veniva stoccato all’aperto senza alcuna mitigazione ambientale” o “occultato nel sottosuolo con operazioni di tombamento” o “sversato nella laguna di Santa Gilla”. I reati ipotizzati sono il disastro e l’associazione per delinquere, visto che “tutti – ha scritto il gip Cristina Ornano – contribuivano al medesimo disegno criminoso con più azioni esecutive”. L’inchiesta è in mano al pm Marco Cocco.

È fine marzo 2016 quando parlano al telefono Alessio Farci e Marcello Pitzalis, entrambi arrestati oggi. Il primo è l’ingegnere 45enne responsabile Fluorsid della produzione; l’altro, 43 anni, è un dipendente di una ditta esterna. Farci avvisa Pitzalis che sta preparando “una cosa che conserverai nel cassetto. È una lettera di reclamo dove vi invito a tenere più stretto il controllo sulle polveri”, dice il dirigente. Ma per la Procura si è trattato di un documento fittizio, di “una prova” creata ad arte “a favore della Fluorsid, nel caso in cui fossero stati chiamati a rispondere delle emissioni di polveri sottili fuori misura”.

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Il 10 maggio 2016 Giancarlo Lecis, 58 anni, funzionario della Fluorsid agli arresti domiciliari, parla al telefono con Pitzalis chiamando in causa Simone Nonnis, 42 anni, ex dipendente di una ditta esterna, uno degli arrestati.  Una prima volta gli dice: “Gliel’ho detto io a Simone di fare una voragine per il coso”. E la seconda: “Marcello, fammi la cortesia, fammi aprire la voragine per scaricare l’autospurgo”.

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È il 13 gennaio 2016 quando Sandro Cossu, 58 anni, responsabile della sicurezza alla Fluorsid, ugualmente arrestato oggi, racconta al telefono un episodio a una persona di cui non si conosce l’identità. Cossu parla di una dipendente-sindacalista che “ha notato un perdita di cloruro e l’ha filmata”, manifestando “l’intenzione di farla vedere al direttore”.

Sul punto, in un’altra conversione, viene intercettato lo stesso giorno proprio il direttore, Michele Lavanga, 54 anni, ingegnere, anche lui finito oggi in carcere. Lavanga dice urlando: “Mi fate la santa cortesia di far sparire immediatamente video e foto e quant’altro riguardi la Fluorsid. Se questa roba va in giro, io vi inc…”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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