Evasione da 17 milioni, arrestati i “re” delle discoteche del Nord Sardegna

Associazione a delinquere finalizzata al compimento di reati fiscali e truffa. Con questa accusa la Guardia di Finanza di Nuoro ha proceduto all’arresto di tre imprenditori, mentre un quarto si è reso irreperibile. L’operazione del Comando provinciale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Nuoro, riguarda un giro di affari nascosto al fisco per oltre 17 milioni di euro. Il mondo interessato è quello delle discoteche della costa nord orientale fra Budoni e San Teodoro, in provincia di Olbia-Tempio. La banda avrebbe messo in essere comportamenti fraudolenti, ingannando l’Erario e fingendo bancarotta e fallimenti. Sono stati sequestrati immobili e terreni.

Per sei anni, dal 2007, hanno nascosto al fisco i reali guadagni riuscendo ad evadere complessivamente oltre 17 milioni di euro. Sono finite sotto l’inchiesta delle Fiamme Gialle due note discoteche dalla movida gallurese, Pata Pata di Budoni e Buddha del Mar di San Teodoro. Su richiesta del pm Andrea Schirra il Gip del Tribunale di Nuoro ha emesso quattro ordinanze di arresto nei confronti di altrettanti imprenditori accusati di associazione a delinquere finalizzata al compimento di reati fallimentari, societari, tributari e previdenziali. Con i soldi non dichiarati ma che incassavano avrebbero acquistato anche otto appartamenti sulla costa fra Budoni e San Teodoro ed un terreno di 14 ettari, ora beni sotto sequestro cautelare. Nel carcere di Baddu ‘e Carros a Nuoro sono finiti Ivan Deidda, di 38 anni, di Cagliari, e Pietro Paolo Porcheddu, di 49, di Nuoro, agli arresti domiciliari Raffaele Donadio, di 54, di Napoli, mentre si e’ reso irreperibile Mario Mele, di 52, di Nuoro, con dimora a Malindi (Kenya), per il quale è stato emesso un mandato di cattura internazionale. E’ quest’ultimo il personaggio di spicco e l’operazione, condotta dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, si chiama “Sidro”, il succo dalla spremuta di “mele”, un gioco di parole che ricorda il cognome dell’imprenditore che è ora irreperibile. Secondo l’accusa quasi tre milioni all’anno sono stati nascosti al fisco anche grazie a prestanome ed a sei società che a turno si alternavano nella gestione delle note discoteche che non avrebbero pagato fornitori e dipendenti, ma che facevano risultare incassi fasulli irrisori e spese molto alte, come risulterebbe dalle scritture contabili.

In mattinata altri aggiornamenti.

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