E.On, nuova protesta dei lavoratori a Porto Torres. Ganau e Giudici contro l’azienda: “Inquina e non investe”

Ieri sera hanno scelto la casa della Dinamo Sassari i lavoratori della E.On di Fiume Santo per far sapere a tutti che c’è un’isola in crisi. Nell’intervallo della partita più di cento operai sono entrati in campo – con gli elmetti e le giacche arancioni da lavoro – e hanno mostrato ai tifosi uno striscione con la scritta: “E.On non costruisci, guadagni e licenzi? Vattene!”. I dirigenti delle organizzazioni sindacali (Gavino Carta, Massimiliano Muretti, Giovanni Tavera, e Franco Peana) hanno spiegato il motivo dell’invasione pacifica del palazzetto. “E.On ci sta prendendo in giro – hanno detto – nel 2012 la termocentrale di Fiume Santo ha guadagnato 78 milioni di euro, nonostante la crisi internazionale e ciò nonostante vuole licenziare. Noi crediamo che debba andare via”.

Dalle 23 di ieri intanto, e fino a mercoledì, andranno avanti i nuovi scioperi a scacchiera proclamati dai sindacati Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, accanto ai lavoratori della centrale di Fiumesanto. Il personale dei reparti di manutenzione, uffici e unità di staff, si asterrà inoltre dalle prestazioni straordinarie da oggi 2013 al 16 aprile. A rischio anche un black-out dell’energia elettrica. A sostegno dei lavoratori sono intervenuti anche il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau e il presidente della Provincia Alessandra Giudici. “Da cinque anni – hanno detto – i tedeschi di E.on inquinano il nostro territorio con due vecchie unità di produzione elettrica ad olio combustibile, della centrale di Fiume Santo, che superano i limiti ambientali di legge e che sono rimasti in esercizio, in deroga a quei limiti, grazie a decreti prefettizi emessi per evitare il black-out in Sardegna. Poco tempo fa per una perdita dell’oleodotto della centrale, 160 chilometri della nostra costa sono stati ricoperti di catrame. In questi anni i tedeschi hanno realizzato, con la centrale, profitti per centinaia di milioni di euro ed ora, mentre annunciano di voler licenziare buona parte dei propri dipendenti, si rifiutano di investire per sostituire con un nuovo impianto, già autorizzato, i gruppi inquinanti, così come era stato definito negli accordi con la Regione e le istituzioni locali”.

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