Cresce il numero di stranieri nell’Isola. La maggioranza vive a Sassari e Olbia

Il numero degli stranieri in Sardegna aumenta, ma di pochissimo. Nel 2018 l’incremento dei residenti è stato del più 3,1 per cento, decisamente inferiore rispetto a quello dell’anno precedente che aveva toccato il più 7,7 per cento. Una percentuale esigua, tanto da non essere in grado di interrompere la fase di recessione della popolazione sarda. Il peso della componente immigrata sul totale è infatti del 3,4 per cento nel 2018, valore molto al di sotto di quello medio nazionale (8,7%). Sono i dati più significativi dell’ultimo dossier statistico sull’immigrazione elaborato dal centro studi e ricerche Idos in partenariato con il Centro studi confronti e illustrato oggi dalla curatrice della parte sarda e consigliera di Parità della Regione, Maria Tiziana Putzolu. Alla fine del 2018 gli stranieri residenti in Sardegna sono risultati 55.900, di cui 28.651 donne: sono aumentati di 1.676 unità rispetto al 2017. Nello stesso anno sono nati 421 bambini da genitori entrambi stranieri, pari al 4,5% del totale delle nascite registrate nell’Isola. Di tutti gli immigrati residenti, 26.862 (poco meno della metà) arriva da un paese del continente europeo, 10mila quelli provenienti dall’Asia (3.437 i cinesi, la comunità più numerosa), e 16.585 dal continente africano. In particolare, dei 26.862 europei, ben 14.143 arrivano dalla Romania (di cui 9.578 donne) e sono presenti soprattutto nella provincia di Sassari. In generale l’immigrazione dai Paesi dell’est è donna. Emblematici i casi della Polonia (949 donne su 1.145 residenti), Ucraina (2.205 su 2.611) e Russia (642 su 747). Tornando all’Africa, le comunità più numerose sono quelle dei marocchini e dei senegalesi, che contano tra i quattromila e cinquemila residenti e precedono i cittadini della Nigeria (2.510 residenti).

Quanto alla distribuzione territoriale, la provincia di Sassari, con Olbia in testa, è quella dove si concentra il maggior numero di stranieri, 23.809; segue la città metropolitana di Cagliari con 16.633. La parte più consistente dei residenti – 18.556 – ha un età tra i 30 e i 44 anni, mentre la fascia successiva (45-64) ne comprende 15.336. Alta, quindi, la percentuale degli stranieri nel pieno dell’età lavorativa. Non è un caso se in Sardegna gli immigrati presentano tassi di attività e occupazione più elevati degli italiani, rispettivamente il 75,5% e il 63,3. Il motivo lo ha spiegato la consigliera di Parità: in primo luogo, ha ricordato Tiziana Putzolu, il lavoro è condizione necessaria per ottenere il permesso di soggiorno, e poi si deve considerare il tipo di occupazione. Dei circa 30mila lavoratori stranieri, la maggior parte è occupata nel settore dei servizi (85,7%), di cui il 22,9% nel commercio e il 36,5% nel lavoro domestico. In quest’ultimo caso la componente sarda arriva solo al 4,4%.

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