Covid, Brotzu in emergenza: “Impossibile garantire cure in sicurezza”

Una lettera drammatica. In due pagine. Il 29 gennaio scorso l’hanno sottoscritta i medici di Anestesia e Rianimazione del Brotzu di Cagliari iscritti al sindacato Aaroi-Emac. A parlare per tutti è stata la delegata aziendale Marina Pisu che ha anticipato quanto l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, solo l’altro giorno ha ammesso: gli ospedali Covid sono stracolmi e quindi il virus si cura ormai in tutti gli ospedali (leggi qui).

Di nuovo c’è che i vertici della sanità non potranno dire di non essere stati avvertiti. Da Aaroi-Emac lo vanno ripetendo tempo che la situazione si è fatta insostenibile. Ma ogni richiesta di aiuto – soprattutto riguardo l’apertura di un Pronto soccorso Covid, come sollecitato anche a dicembre – è stata lasciata cadere nel vuoto dall’assessore. Adesso, però, la situazione è pure peggiorata, risulta dalla missiva spedita alla nuova Dg, Agnese Foddis, che al Brotzu ha preso il posto di Paolo Cannas dal 1° gennaio.

“La scrivente organizzazione sindacale – si legge – denuncia l’impossibilità di garantire cure in sicurezza a tutti gli utenti di questo ospedale. Non essendo aperto un Pronto Soccorso per i pazienti sospetti Covid o per quelli già diagnosticati positivi, ogni utente è costretto a
rivolgersi a questo ospedale. I reparti Covid, ormai saturi e non avendo la pressione
di nuovi pazienti, non accettano pazienti oltre la loro capienza, mentre l’ospedale Brotzu è costretto a farsi carico contemporaneamente di tutte le patologie tempo-dipendenti, dei politraumi, dei pazienti neurochirurgici, dei cardiochirurgici e dei trapiantati”.

È evidente che così non si può andare. “L’impossibilità di avere i posti necessari (di rianimazione) porta a dimissioni precoci e a ritardi nel ricovero dei pazienti”, così a essere rinviati sono pure gli interventi che necessitano della Terapia intensiva. I rischi per i pazienti sono altissimi, ma anche l’ospedale si espone a contenziosi medico-legali. Nella pratica, succede questo: “Il secondo rianimatore, che dovrebbe seguire la Rianimazione, è continuamente costretto ad abbandonare il proprio reparto, spesso per tempi molto lunghi”. Non solo: “In questi giorni di emergenza i rianimatori di guardia passano da una valutazione
Covid ad un paziente del Pronto soccorso o di un reparto di degenza” e sono costretti a lavorare “di corsa, con tempi ristretti per la svestizione rischiando quindi di contagiarsi e contagiare a loro volta”.

Dal sindacato degli anestesisti l’hanno detta diretta. “Si chiede con forza che le istituzioni regionali intervengano in modo che venga riaperto un pronto soccorso per i pazienti sospetti o certi di positività al Sars-Cov 2. Si chiede inoltre che venga riorganizzato il lavoro dell’ospedale, in modo da ridurre il più possibile il rischio di contagi fra i pazienti negativi e facendo in modo che il personale impiegato nell’assistenza dei pazienti positivi non si debba occupare anche di urgenze”. Il sindacato chiedeva risposte in tempi rapidi. Ma per ora è roba da calende greche.

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