Coronavirus, mascherine per il Brotzu: una raccolta fondi in ricordo di Amelia

Sono molti, troppi gli ospedali sardi che tentano di affrontare e gestire l’epidemia e i casi di coronavirus senza i dispositivi necessari a garantire la sicurezza dei pazienti e dei tanti operatori sanitari, medici e infermieri, che in queste ore stanno combattendo la battaglia più grande. È sufficiente una disattenzione, un parente sconosciuto che va a trovare un malato che il rischio di contagio e di diffusione proprio nei luoghi più a rischio, che il meccanismo si interrompe e bisogna ricominciare tutto daccapo: operatori sanitari in quarantena, reparti chiusi da sanificare, malati a casa.

Così si moltiplicano le iniziative e le raccolte fondi per acquistare i dispositivi che servono alle strutture sanitarie, oltre a quella già lanciata proprio dall’Ats Sardegna (Azienda di tutela della salute). L’ultima è stata lanciata dall’associazione di promozione sociale dedicata alla piccola Amelia Sorrentino, scomparsa nel novembre 2018, che ha raccolto e sposato un’idea partita da alcune mamme di Senorbì, in contatto con diversi responsabili dei reparti dell’ospedale Brotzu di Cagliari: acquistare il materiale necessario, di cui in questo momento l’ospedale ha bisogno.

Mancano mascherine (quelle ormai note come Ffp2 e Ffp3), guanti e tute speciali per i medici, ma anche attrezzature come un monitor multi parametrico, respiratori polmonari, un videolaringoscopio, termometri laser ecc. Nasce così, due giorni fa la pagina Facebook ‘Uniti per il Brotzu’, in pochissime ore il gruppo raggiunge oltre duemila iscritti. Nei post lasciati dai seguaci anche tante foto di medici e infermieri dell’ospedale: ‘Noi restiamo in corsia (o in sala operatoria), voi restate a casa per noi’, è uno degli appelli.

L’obiettivo dei promotori è solo uno: fare in fretta. Una lotta contro il tempo anche alla luce dei contagi che si stanno moltiplicando proprio negli ospedali. Così si cerca di contattare direttamente i fornitori e gli importatori, soprattutto i cinesi per le mascherine e si tenta di evitare che i mille passaggi della burocrazia rallentino la corsa. La cifra da raggiungere, almeno, o superare è di 60mila euro. La speranza è riposta nei cittadini, nelle migliaia di persone che con generosità ed empatia seguono l’evolversi della situazione.

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