Celiachia, malattia invalidante con oltre 6mila casi nell’Isola: convegno a Cagliari

È cominciata il 13 maggio e si concluderà il 21 la “Settimana nazionale della celiachia“, arrivata quest’anno alla terza edizione. Obiettivo: informare e sensibilizzare su una patologia che in Italia interessa circa 600mila persone, di cui appena 190mila diagnosticate. In Sardegna i casi accertati sono 6.197, di cui 4.690 donne e 1.507 uomini. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Italiana Celiachia (Aic). A Cagliari è in programma un convegno , dal titolo “Celiachia e dermatite erpetiforme“, che si terrà sabato 27 maggio dalle 8 alle 14.30 al Caesar’s hotel.

“Per i celiaci – si legge in una nota – la dieta senza glutine non è una scelta alimentare ma l’unica terapia possibile, a fronte di circa sei milioni di consumatori che seguono in modo ingiustificato un’alimentazione gluten free spendendo oltre 100 milioni di euro per prodotti di cui non avrebbero bisogno”. Un caso scoppiato in questi giorni e che dimostrato come si sia scarsa consapevolezza sulla patologia, tanto da scambiare gli alimenti senza glutine come una moda alimentare e non una necessità derivata dalla patologia.

“La celiachia è l’intolleranza alimentare più frequente a livello mondiale”, spiega Maria Teresa Russo, presidente regionale dell’Associazione Italiana Celiachia (Aic). “La prevalenza (adulti e bambini) è attualmente stimata intorno all’uno per cento. Ma non è sempre stato così. Nel tempo abbiamo assistito a un progressivo aumento: negli anni Ottanta era di uno ogni due-tremila, negli anni Novanta uno ogni mille, oggi sono uno ogni cento. Nell’Isola, dove le malattie immunitarie sono molto diffuse, il dato è uno ogni 70. In Sardegna il problema riguarda l’impossibilità di frazionare i buoni acquisto mensili erogati dal servizio sanitario per il rifornimento di prodotti senza glutine, per cui il celiaco è costretto a spenderli in un unico posto, o solo in farmacia o solo in un punto vendita autorizzato”.

Il convegno del 27 maggio è anche un corso Ecm accreditato per tutte le professioni sanitarie. Moderato da Maria Teresa Russo, prevede la partecipazione di Laura Atzori, Clinica Dermatologica dell’Università Cagliari, Antonio Calabrò, Gastroenterologia Università Firenze, Antonio Capone, Ortopedia e Traumatologia Università Cagliari, Nicolò D’Alessandro, ginecologo Tempio P., Graziella Delogu, Gastroenterologa Olbia, Giuseppe Di Fabio, presidente Nazionale AIC, Paolo Usai Satta, Gastroenterologia Ospedale Brotzu di Cagliari e Pierpaolo Vargiu, presidente Commissione Sanità Camera dei Deputati.

Nel convegno si parlerà anche di celiachia della pelle o dermatite erpetiforme. “La celiachia – spiega Laura Atzori della Clinica Dermatologica dell’Università di Cagliari – nella sua storia naturale può determinare varie alterazioni della cute, con significato soprattutto carenziale, spesso aspecifiche o manifestazioni infiammatorie più severe, correlate con le alterazioni immunologiche di base, ma che potrebbero manifestarsi anche in pazienti non celiaci, come l’orticaria, l’alopecia o la vitiligine. Di fatto, la celiachia è una patologia fortemente invalidante, caratterizzata da un prurito irresistibile, che non risponde agli antistaminici o al cortisone, e dalla comparsa di lesioni vescicolose, che si abradono e ricoprono di squamo-croste, anche queste molto resistenti alle terapie locali. Solo la dieta priva di glutine consente di risolvere queste manifestazioni caratteristiche”.

Tra i problemi connessi con la celiachia, c’è anche l’indebolimento delle ossa, con conseguente osteoporosi. “I dati epidemiologici in possesso del ministero della Salute denunciano che il 50 per cento dei pazienti affetti da celiachia ha l’osteoporosi”, spiega Antonio Capone, direttore della Clinica Ortopedica dell’Ospedale Marino di Cagliari. “La complicanza più grave dell’osteoporosi è la frattura di femore che attualmente coinvolge più di 90mila pazienti all’anno. Da questi dati emerge che il 50 per cento dei pazienti con frattura da fragilità del femore presenta fratture vertebrali subcliniche e che la grande maggioranza dei pazienti con frattura da fragilità del femore e con fratture vertebrali rimane senza una diagnosi di gravità della malattia.

 

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