Cartellino timbrato ma assenti al lavoro: 11 indagati alla Assl di Sassari

Al bar oppure al market, anziché al lavoro. Ma ci sono anche casi di cartellini timbrati per interposta persona, così come l’auto aziendale utilizzata più del necessario. Sono questi i fatti chiave dell’inchiesta sull’assenteismo all‘ex Asl di Sassari. II fascicolo è in mano alla sostituto procuratore Cristina Carunchio che ha iscritto sul registro degli indagati undici dipendenti che sono passati alla asl unica Ats con la riforma della sanità regionale. A livello territoriale l’azienda si chiama Assl. Gli undici sono tutti accusati di truffa e lavorano operano nel poliambulatorio della Assl distaccato a Sorso, dove ci sono i servizi di igiene e sanità pubblica, ginecologia, ostetricia, pediatria e psicologia, più il punto prelievi per anziani e la guardia medica.

La notizia dell’apertura dell’indagine è stata pubblicata da La Nuova Sardegna. Stando alla ricostruzione del quotidiano, per tre di loro è ipotizzato anche il reato di peculato. Per la Procura, i lavoratori “simulavano la presenza in servizio, attestandola con il proprio badge, quando invece risultavano ingiustificatamente assenti dal posto di lavoro. E così inducevano in errore l’Ats Sardegna circa la relativa presenza sul posto di lavoro, procurandosi un ingiusto profitto”, ha riportato il quotidiano.

Il lavoro investigativo è stato svolto anche attraverso i carabinieri dei Nas, i quali avrebbero scoperto, attraverso l’utilizzo di tre videocamere, di pedinamenti e di controlli incrociati, una serie di assenze ingiustificate dal lavoro. Il gip di Sassari dovrà pronunciarsi ora sulla richiesta di sospensione dal servizio che il sostituto procuratore ha formulato per tutti e sull’obbligo di dimora richiesto solo per tre dei dipendenti dell’Ats. Gli indagati sono già stati interrogati di fronte ai loro legali.

L’Ats Sardegna ha aperto un’indagine interna sull’episodio. Secondo l’accusa formulata dal sostituto procuratore di Sassari, Cristina Carunchio, gli indagati “simulavano la presenza in servizio, attestandola con il proprio badge, quando invece risultavano ingiustificatamente assenti dal posto di lavoro. E così inducevano in errore l’Ats circa la relativa presenza sul posto di lavoro, procurandosi un ingiusto profitto”. L’azienda sanitaria “sta provvedendo a porre in essere tutti gli atti necessari per dare immediata e corretta applicazione alle specifiche disposizioni di legge previste in materia di falsa attestazione della presenza in servizio”, fanno sapere i vertici dell’Ats dichiarando di aver “fornito la massima collaborazione alle forze dell’ordine e alla Procura” e di voler garantire “la medesima anche per tutti gli adempimenti del caso al fine di consentire alla magistratura di valutare al meglio la posizione di ogni singolo indagato”. Gli undici indagati restano tuttora in attesa di sapere se il Gip accoglierà le richieste di misure cautelari formulate dalla Procura. Per tutti è stata chiesta la sospensione dal servizio, per tre di loro anche l’obbligo di dimora.

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