Buoncammino, protesta nella notte. I detenuti: “Non siamo bestie”

C’è chi vuole andare nella colonia penale, chi chiede il permesso di uscire per lavorare e chi si lamenta per il sovraffollamento e le condizioni del carcere. Sarebbero queste le ragioni che hanno spinto ieri cinque detenuti della cella 72 del carcere di Buoncammino a protestare. Proprio nel giorno in cui il ministro della Giustizia Cancellieri si trovava in Sardegna per inaugurare il nuovo carcere di Sassari.

Ma la situazione a Cagliari è tornata alla normalità poco dopo. Alle 21 dalle finestre sono stati appesi alcuni striscioni ricavati dalle lenzuola: “Questa volta vogliamo fatti e non chiacchiere, qua alla cella 72 ci siamo rinchiusi noi perché stiamo male psicologicamente, derivato dalla detenzione. Entriamo sani e si esce malati senza reinserimento“. In un altro striscione: “Non siamo bestie“. Quasi contemporaneamente alla protesta è mancata l’elettricità e durante il black out i detenuti della cella hanno iniziato a battere contro le finestre pentole e suppellettili, coinvolgendo anche altri carcerati. Intanto all’esterno sono arrivati anche familiari di alcuni detenuti. La protesta si è conclusa dopo pochi minuti con l’entrata in funzione del generatore ausiliario e l’incendio di uno degli striscioni. “Non ci sono problemi – hanno fatto sapere questa mattina dal carcere – la situazione è tranquilla, si sono riprese le attività. Tutto è tornato alla normalità tanto che stasera ci sarà come previsto la presentazione di un libro da parte di una associazione di volontariato”.

“La situazione del carcere cagliaritano è precaria da tempo. I problemi possono essere risolti solo con l’apertura di un nuovo istituto”. E’ la presa di posizione dei sindacati Uil Penitenziari e Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), dopo la protesta dei detenuti. Gli stessi sindacati evidenziano come la situazione sia stata ed è attualmente difficile da gestire: “La tensione all’interno dell’istituto – ha sottolineato Mauro Muscas della UIL Penitenziari – è ai livelli di guardia anche se tenuta sotto controllo dal personale di Polizia Penitenziaria in servizio. Ieri sera un gruppo di detenuti ha causato il black out, lanciando oggetti di ogni genere nei confronti del personale in servizio, inveendo e minacciando degenerazioni, barricandosi nella cella. L’auspicio è quello che Direzione del carcere e Provveditorato Regionale individuino in tempi rapidi soluzioni utili a ripristinare la normalità all’interno dell’istituto”. Dello stesso avviso il segretario generale aggiunto dell’Osapp, Domenico Nicotra: “È evidente che sono divenuti improcrastinabili interventi specifici e anche strutturali per evitare che simili circostanze si possano reiterare in futuro. In quest’ottica è necessario che il Dipartimento provveda nell’immediatezza all’invio di almeno 100 unità di Polizia Penitenziaria nella regione Sardegna”. Sulla vicenda interviene anche il segretario Generale UILPA Penitenziari, Eugenio Sarno: “Anche grazie alla proficua opera di persuasione messa in campo dagli operatori penitenziari del carcere – sottolinea – la protesta messa in atto da alcuni detenuti è rientrata, senza che la polizia penitenziaria abbia dovuto far ricorso ad atti di forza. Siamo i primi ad essere consapevoli dell’invivibilità delle nostre carceri che generano, tra l’altro, difficili condizioni di lavoro anche per tutti gli operatori penitenziari. Noi riteniamo che tolleranza, competenza e predisposizione all’ascolto siano i tratti caratterizzanti di questa Amministrazione Penitenziaria che deve essere, però, supportata ad ogni livello nel suo lungimirante tentativo di innovazione. Ma è chiaro che una deriva violenta della protesta – conclude – rappresenterebbe un ostacolo insormontabile ad ogni tentativo di mettere al centro dell’agenda, non solo politica, le criticità del sistema penitenziario”.

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