Bufera giudiziaria sulla coop che vuole portare il metano in Sardegna

Una tempesta giudiziaria si è abbattuta sula“cooperativa rossa” Concordia Cpl, multiutility modenese che nei giorni scorsi ha annunciato la realizzazione di un rigassificatore per la cooperativa 3A di Arborea. Nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Napoli, il gip del Tribunale partenopeo Amelia Primavera ha emesso undici misure cautelari per un giro di tangenti sulle opere di metanizzazione dell’isola d’Ischia. Tra gli arrestati, l’ex presidente della società Roberto Caesari, alla guida del gruppo fino allo scorso 30 gennaio, il presidente del Cda della Cpl distribuzione, Maurizio Rinaldi e altri cinque dirigenti. Nelle intercettazioni compare anche il nome di Massimo D’Alema, definito dal Responsabile delle relazioni istituzionali della Cpl Francesco Simone, anche lui agli arresti, come “uno che mette le mani nella merda, come già fatto con noi, ci ha dato delle cose”.

La Cpl Concordia in Sardegna

Oltre ad Arborea, la Cpl Concordia è presente nell’isola con 15 società collegate, che – come ad Ischia – si occupano della costruzione e della gestione delle reti di distribuzione del gas in gran parte dei 38 bacini in cui è stata suddivisa l’isola con l’atto di programmazione della posa delle condotte nel 2005, dall’Ogliastra a Porto Torres, passando per Sulcis, Medio Campidano e Logudoro. Nel bacino 4 (investimento complessivo di oltre 24 milioni di euro, Iva esclusa, a carico della RAS e della stessa Cpl), che comprende i comuni di Sorso, Sennori, Osilo, Stintino e Porto Torres, i lavori sono iniziati lo scorso gennaio, a dieci anni esatti dall’approvazione della delibera di giunta del 2005 . Gli interventi sono iniziati di recente anche ad Alghero, comune capofila del bacino 6, mentre a Berchidda (bacino 9) la rete del gas è attiva dallo scorso 14 dicembre. Il costo del progetto per la posa della rete nel bacino che comprende anche i comuni di Ozieri, Tula e Ittireddu ammonta a oltre 17 milioni di euro. In altri bacini, i lavori sono invece fermi al palo.

Ad Ischia appalti in cambio di mazzette

Agli arresti anche il sindaco di Ischia Giuseppe “Giosi” Ferrandino, con cui la Cpl Concordia avrebbe stipulato “due fittizie convenzioni da 165mila euro l’una con l’hotel ‘Le Querce’ di proprietà della famiglia Ferrandino in cambio dei favori ricevuti per l’assegnazione dei lavori relativi alla metanizzazione dell’isola”, rivela la Gazzetta di Modena. Come compenso alla corsia preferenziale per l’aggiudicazione dei lavori attivata dal sindaco, la Cpl avrebbe anche assunto il fratello del primo cittadino Massimo Ferrandino come consulente del gruppo. Per gli inquirenti, le risorse impiegate per alimentare il giro di tangenti, proverrebbero da fondi neri costituiti attraverso la fatturazione di opere mai realizzate con la società tunisina Tunita Srl riconducibile a Simone, responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo Cpl Concordia, definito dagli inquirenti “personaggio chiave” della vicenda, con un ruolo di primo piano nella presunta associazione a delinquere attiva non solo nell’appalto di Ischia, ma in numerosi altri, soprattutto in Campania, riporta la Gazzetta di Modena.

Anche D’Alema nella bufera

Secondo il gip del Tribunale di Napoli Amelia Primavera, “per comprendere fino in fondo e per delineare in maniera completa il sistema affaristico organizzato e gestito dalla Cpl Concordia, appare rilevante soffermarsi sui rapporti intrattenuti tra i vertici della cooperativa e l’esponente politico che è stato per anni il leader dello schieramento politico di riferimento per la stessa Cpl Concordia, che è tra le più antiche cosiddette ‘cooperative rosse’, ovvero Massimo D’Alema“. L’intercettazione in cui Francesco Simone fa il nome di D’Alema a Nicola Verrini, responsabile dell’area Tirreno del gruppo, risale all’11 marzo 2014 e, sempre secondo, il gip Primavera “appare di estremo rilievo anche per il riferimento ad alcuni appartenenti alle forze di polizia” e “per il modo in cui gli interlocutori distinguono i politici e le istituzioni loro referenti, operando la netta ma significativa distinzione tra quelli che al momento debito si sporcano le mani, ‘mettono le mani nella merda’, e quelli che non le mettono, distinzione che appunto dice tutto a proposito del modus operandi della Cpl e dei suoi uomini”. Secondo il giudice, il termine “investire” utilizzato da Simone (“…investire negli ItalianiEuropei (la Fondazione di D’Alema, ndr)…”) “rende più che mai l’idea dell’approccio di Simone e della Concordia rispetto a tale mondo”. In un passaggio successivo e relativo ad un’altra vicenda Simone afferma, “in riferimento sempre alla quota associativa da pagare ad un’altra fondazione (della quale, per ragioni investigative, si omette la denominazione): “…dobbiamo pagarlo perché ci porta questo e chiudiamo questo, no venti ma anche duecento”.

Piero Loi

 

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