Bancarotta, Scanu in cella da 11 giorni. Lunedì la decisione sulla scarcerazione

Entro lunedì prossimo, 28 ottobre, il Tribunale del Riesame di Cagliari si pronuncerà sull’istanza di scarcerazione presentata dai difensori dell’ex amministratore delegato della Sogaer, la società di gestione dell’aeroporto del capoluogo sardo, Alberto Scanu, arrestato nell’ambito di un’inchiesta sul fallimento di una serie di società del ramo sanitario per il quale la Procura contesta diverse ipotesi di bancarotta per un totale di circa 60 milioni di euro. Il collegio presieduto dalla giudice Tiziana Marogna deciderà se tenere dietro le sbarre, mandare ai domiciliari o rimettere in libertà l’ex numero uno di Confindustria Sardegna. Oggi il suo difensore, Rodolfo Meloni, sollecitando la scarcerazione o in subordine i domiciliari, ha contestato l’ordinanza di custodia in carcere chiesta e ottenuta dal pm Giangiacomo Pilia. “Secondo la mia opinione – ha spiegato l’avvocato al termine dell’udienza davanti al Riesame – il capo di imputazione legato al caso Kinetica è del tutto sovrapponibile a quello contestato nell’altro processo dove il mio assistito è già stato assolto”.

Scanu, rinchiuso a Uta ormai da undici giorni, non era presente in aula. “Ho poi sollevato questioni di inutilizzabilità di alcuni atti – ha proseguito Meloni – per esempio la consulenza chiesta dal pm, a mio avviso, è stata depositata fuori termine. Sull’ipotesi di calunnia, infine, ho ricordato che Scanu aveva presentato una denuncia generica contro il Brotzu e che le indagini sono ancora aperte, dunque non si capisce come mai ci sia l’imputazione”. Per l’avvocato, quindi, sono “insussistenti le esigenze cautelari sulla reiterazione dei reati e sul pericolo di inquinamento, perché Scanu si è dimesso da tutto”. Secondo l’accusa, Alberto Scanu con la sorella Laura e gli altri indagati (in tutto le persone coinvolte nell’inchiesta solo 12) avrebbero svuotato e fatto fallire una decina di società: trenta le imputazioni contestare tra bancarotta, semplice, fraudolenta, con distrazioni e altri reati per un ‘buco’ calcolato in circa 60 milioni di euro.

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