Autopsia ‘infedele’ a Is Mirrionis: adesso in appello rischia il primario

Il sostituto procuratore generale Michele Incani chiede di ribaltare la sentenza di primo grado nei confronti del primario di Anatomia patologica dell’ospedale Santissima Trinità, Antonello Maccioni, e del tecnico di laboratorio Stefano Esu, nella vicenda dei reperti autoptici dell’ambulante quartese Giuseppe Casu, morto nel 2006 dopo sette giorni di ricovero e contenzione nel reparto psichiatrico dell’ospedale. Il primo era stato assolto, il tecnico condannato ad un anno e otto mesi, per falso e soppressione del contenitore con i reperti. “Sembra che il giudice di primo grado abbia sbagliato persona, attribuendo a Esu le condotte di Maccioni”. La richiesta in Corte d’appello a Cagliari è una condanna di Maccioni a sei anni di reclusione.

Per il primario l’accusa era quella di soppressione di parti di cadavere, frode processuale, favoreggiamento e falso. Per quei fatti, sempre in primo grado, il Tribunale aveva assolto dall’accusa di omicidio colposo Giampaolo Turri e Maria Cantone, i due medici del reparto di psichiatria del Santissima Trinità. Anche quella sentenza è stata appellata e attende di essere discussa. Oggi davanti ai giudici della Corte d’Appello si è aperto il processo di secondo grado nei confronti del primario di Anatomia patologica e del tecnico di laboratorio. Davanti al collegio presieduto da Grazia Corradini (a latere Anedda e Lampis) la Procura generale ha chiesto la condanna del medico. “Il Maccioni sapeva dell’imminente sequestro dei reperti – ha detto Incani – ed è stato contattato telefonicamente dal collega Turri per nove minuti”. Chiesta dunque la riforma della sentenza di primo grado con la condanna di Maccioni a sei anni di carcere e l’assoluzione di Esu.

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