Alcoa, tutto rimandato. I sindacati: “Concludere in tempi rapidi”

Ore 20,39. Gli animi dopo un po’ si sono placati e la situazione è tornata brevemente alla normalità. Gli operai stanno facendo ritorno a casa.

Ore 19,58. Momenti di tensione tra i lavoratori e le forze dell’ordine. Alcuni operai hanno iniziato a scoppiare petardi in segno protesta contro l’esito della riunione. Il vicequestore di Roma ha intimato ai lavoratori di smetterla immediatamente, dando ordine ai poliziotti – in tenuta antisommossa – di prepararsi per far sfollare gli operai. La situazione è molto tesa.

Ore 19:42. Al termine di una breve assemblea, i lavoratori hanno deciso di tornare in Sardegna.

Ore 19:30. Per i sindacati sardi l’incontro su Alcoa al Mise è stato interlocutorio. “Il governo può e deve svolgere un ruolo attivo nella vendita e riavvio dello stabilimento di Portovesme – ha detto il segretario generale della Cgil Michele Carrus – Serve una politica industriale che sappia rilanciare settori strategici per l’intero Paese come quello dell’alluminio”. “Si riaccende la speranza e oggi abbiamo fatto un piccolo passo in avanti – ha spiegato la leader della Cisl Oriana Putzolu – credo però che questa riunione non soddisfi appieno i lavoratori che avevano maggiori aspettative”.

Secondo Carrus, che ha sollecitato un accordo di programma per la filiera dell’alluminio, “il compito di un governo autorevole è trovare imprese interessate e con buoni piani di rilancio: deve farlo sia vagliando le ipotesi in campo internazionale, in questa direzione è indispensabile e urgente una verifica puntuale dei piani e delle garanzie della Klesch, sia in campo nazionale, coinvolgendo tutte le imprese del settore in un’opera di salvaguardia dell’ultimo presidio produttivo di alluminio primario”. Per raggiungere l’obiettivo la Cgil ha sottolineato che “deve essere coinvolta l’Enel per la fornitura dell’energia, vera materia prima di questa fabbrica”. Insieme a questo, Carrus ritiene “indispensabile che la Regione predisponga un piano esecutivo per le bonifiche e per le infrastrutture, nelle quali devono essere impiegati ditte e lavoratori degli appalti”.

Per Oriana Putzolu, “anche se non si chiude definitivamente la porta, restano alcuni problemi per i lavoratori delle aziende dell’indotto che stanno licenziando. Ricordiamo che in Sardegna ci sono 13 mila lavoratori in cassa integrazione in deroga per i quali l’ammortizzatore sociale scadrà il 31 dicembre. Serve un impegno forte da parte della Regione, ma anche da parte dello Stato, per trovare quelle risorse che servono per rifinanziare i sussidi”.

Ore 19,00. Al termine dell’incontro i lavoratori non sono contenti dei risultati della riunione. Tutto rimandato a novembre per affrontare il nodo della trattativa Alcoa-Klesch, della cassa integrazione dei lavoratori diretti, del Piano Sulcis. Quest’ultimo, in particolare, permetterebbe già ad un certo numero di lavoratori delle imprese di essere impiegati nelle bonifiche. Gli incontri futuri richiedono del tempo. E i lavoratori sostengono di non averne più. Da qui la contestazione nei confronti dei sindacati, che si difendono dicendo che l’incontro serviva principalmente per far cambiare atteggiamento al Governo. Il risultato, dicono i sindacati, è che il sottosegretario ha preso impegni precisi sulle date – il 31 ottobre al ministero del Lavoro per discutere del rinnovo della cassa integrazione dei lavoratori Alcoa, il 6 novembre all’assessorato regionale per quella dei lavoratori degli appalti, il 13 novembre per il Piano Sulcis al Mise. Ma tra gli operai serpeggia una certa insoddisfazione e al momento stanno discutendo sulla scelta di rimanere a Roma in presidio oppure di tornare nell’Isola.

Ore 18,30. ”Chiediamo al Governo di fare tutto quanto è necessario affinché questa vertenza si concluda in tempi rapidi e con una soluzione positiva dato che, secondo noi, ci sono tutte le condizioni perché questo epilogo si realizzi”. Così il segretario nazionale della Uilm, Mario Ghini, al termine dell’incontro per l’Alcoa di Portovesme. ”Alcoa cessi il proprio comportamento ostativo alla ripresa industriale e occupazionale del sito sardo”, aggiunge il sindacalista che sollecita la Regione Sardegna a farsi ”carico da subito per intervenire sulla drammatica situazione che sta coinvolgendo tutto l’indotto collegato all’Alcoa dove sono già partite le prime lettere di licenziamento dal 1/1/2014.”.

‘Come ci attendevamo l’incontro non è stato definitivo ma ci sono piccoli passi avanti che comunque sono positivi. Finalmente riparte il negoziato, interrotto da giugno”. Così invece il segretario nazionale Fim Cisl, Marco Bentivogli, al termine dell’incontro.”E’ opportuno che sia al più̀ presto reso noto e avviato il confronto sul piano industriale di Klesch e che la fase negoziale conclusiva e approfondita si avvii urgentemente”, afferma la Fim in una nota dove si chiede di bloccare i licenziamenti avviati in questi giorni nell’indotto e concretizzare quanto previsto dal piano Sulcis. ”A questo proposito è deprecabile la totale inadempienza della regione Sardegna per quanto riguarda le infrastrutture e la portualità̀ e le bonifiche, elementi pre-condizione per qualsiasi investitore per arrivare nel Sulcis”, conclude il testo.

Per il sottosegretario De Vincenti, “La novità importante di oggi è che abbiamo istituito uno schema di garanzie reciproche tra Alcoa e l’acquirente che consentono la ripresa del negoziato. L’esecutivo continua la ricerca di aziende interessate, ma al momento l’interlocutore è Klesh” su cui continuano le verifiche, afferma il sottosegretario. “L’altra novità – aggiunge – è la procedura per usufruire del secondo anno di cassa integrazione straordinaria per i dipendenti Alcoa”, conclude De Vincenti invitando le imprese dell’indotto ad aderire all’iniziativa per la Cig che sarà aperta presso la Regione Sardegna.

16:48. Non giungono buone notizie dalla riunione in corso al Mise. Gli operai hanno già montato una piccola tenda davanti all’ingresso del ministero. È stata una doccia fredda l’informativa data dal sottosegretario Claudio De Vincenti durante una riunione che non porta alcuna novità se non rinviare ancora le decisioni. Il 31 ottobre al ministero del lavoro per parlare della proroga della cassa integrazione per gli operai Alcoa. Per l’indotto non è dato sapere quali altre decisioni verranno prese. A novembre poi, in una data non ancora definita, si dovrebbe parlare del Piano Sulcis: ma anche in questo caso, nessuna notizia certa. Eppure proprio dal Piano Sulcis potrebbero arrivare gli aiuti economici agli operai delle imprese, perchè sarebbero proprio loro a realizzare le bonifiche immediatamente cantierabili, già finanziate. Resta poi la questione dello stabilimento per il quale De Vincenti pare abbia dichiarato che le “interlocuzioni” con la Klesch potrebbero riprendere alla luce dell’intervento della Sfirs, la finanziaria della Regione Sarda, in qualità di garante sui fondi che Alcoa (circa 100 milioni) metterebbe a disposizione per il riavvio dello stabilimento a favore del soggetto che acquisterà la fabbrica. La riunione di oggi si sta trasformando in una forte delusione per gli operai, che al termine dell’incontro decideranno le ulteriori azioni di lotta da adottare.

16,30. I lavoratori in presidio sotto il ministero dello Sviluppo economico stanno montando le tende e annunciano: “Non ce ne andremo finché non arriveranno risposte. Non siamo venuti qui per la cassa integrazione, vogliamo lavorare”. Contestano così le indiscrezioni provenienti dal tavolo in corso per lo stabilimento Alcoa di Portovesme sull’assenza di progressi nella trattativa per la cessione della fabbrica a Klesch e l’esclusione dell’indotto dagli ammortizzatori sociali; voci accolte da lancio di petardi.

Ore 16,00. I lavoratori sono fortemente contrariati sia per la mancanza di Cappellacci sia per l’andamento della riunione. Nonostante fonti sindacali dicano che Alcoa sarebbe pronta ad un passo indietro sui licenziamenti, pare che per gli operai delle imprese non sia stata assunta alcuna decisione. Si sta valutando di mettere le tende sotto il ministero. “Non vogliamo assistenza, vogliamo lavorare. Le istituzioni ci hanno abbandonato”. Questi i commenti tra i lavoratori che attendono in strada la fine della riunione.

Ore 14,34. Alcoa è pronta a fare un passo indietro e ritirare la mobilità annunciata per tutti i quasi 500 lavoratori di Portovesme. È quanto si apprende da fonti sindacali presenti all’incontro in corso al ministero dello Sviluppo economico. Il prossimo appuntamento è il 31 ottobre al ministero del Lavoro sul tema della cassa integrazione. Il governo sarebbe al lavoro sulle garanzie del negoziato tra Alcoa e Klesch. Intanto prosegue il presidio dei lavoratori sardi sotto al ministero.

Ore 14. Il vertice è in corso. Tensione tra i lavoratori alla notizia dell’assenza dall’incontro di rappresentanti di Alcoa e Klesch. Non c’è nemmeno il governatore Ugo Cappellacci. Presente per la Regione l’assessore Mariano Contu.

Ore 11,40. I lavoratori sono arrivati in via Molise, sede del ministero. Tra poco meno di due ore avrà inizio il vertice. Durante il tragitto ci sono stati diversi momenti di tensione tra i lavoratori e le forze dell’ordine, che sbarravano le strade laterali al percorso prestabilito, ma non ci sono stati incidenti, anzi: i lavoratori hanno applaudito la polizia dicendo: “anche voi siete lavoratori”. Gli operai hanno continuato a ribadire le motivazioni della protesta coi loro slogan, rivolti anche contro la politica, regionale e nazionale, accusata di non curarsi della crisi gravissima del Sulcis. Ci sono quattro rappresentanti di altrettanti comuni: San Giovanni Suergiu, Villamassargia, Gonnesa, Perdaxius, che sono arrivati a Roma per condividere il percorso coi lavoratori, e ribadire che la crisi è diffusa a tutti i settori della popolazione della Provincia.

Ore 11,20. Gli operai sono fermi in via Barberini: in segno di protesta stanno pestando i caschi a terra.

Ore 10,40. Gli operai Alcoa hanno cominciato a marciare verso il ministero dello Sviluppo economico in via Molise. Sono partiti da piazza Repubblica, dove mezzora prima erano arrivato a bordo di sei pulman scortati da polizia e carabinieri.

Ore 10,15. Sono arrivati in piazza Repubblica, gli operai Alcoa: da lì comincia – probabilmente tra un quarto d’ora – il corteo di protesta verso il Mise (Ministero dello Sviluppo economico,  in via Molise. I lavoratori del Sulcis sono circa trecento: caschetti e bandiere, e moltissima preoccupazione.

Ore 9,40. Gli operai Alcoa, a bordo di sei pullman, stanno percorrendo adesso la via Appia. Davanti a loro, a fare da apripista ma anche da scorta, ci sono svariate macchine di polizia e carabinieri. Tra una quindicina di minuti i lavoratori raggiungeranno piazza Repubblica, dove gli operai lasceranno i pullman per poi raggiungere a piedi il Mise, in via Molise.

Ore 8,40. PROTESTA LAMPO IN AUTOSTRADA. Gli operai sardi hanno bloccato la Civitavecchia-Roma e, malgrado LA lunga coda che si è subito formata, gli automobilisti si sono dimostrati solidali con i lavoratori. I caschetti dell’Alcoa stanno raggiungendo il centro della Capitale per manifestare davanti al Mise (Ministero per lo Sviluppo economico).

Ore 6,45. Immediatamente dopo lo sbarco, i lavoratori – che sono scesi in corteo dal traghetto della Tirrenia –  hanno lanciato petardi e gridato slogan: “Lavoro, lavoro”. Ad accoglierli polizia, carabinieri e funzionari della Digos. Gli operai ora stanno prendendo posto su sei pullman che li porteranno a Roma.

Ore 6,30. Sono arrivati alle 6,30 da Civitavecchia i 300 lavoratori dell’Alcoa che stamani manifesteranno a Roma davanti al ministero per lo Sviluppo economico. Una traversata tranquilla, raccontano all’arrivo: “Qualche panino, poche chiacchiere, molti pensieri, I soldi scarseggiano”. La certezza della cassa integrazione è fino a dicembre. Poi, a gennaio non si sa ancora cosa succederà.

alcoatraghet2Durante la traversata, molti di loro hanno anche dovuto riposare nelle poltrone, i posti nelle cuccette non erano sufficienti per tutti. Altri, in gruppi di cinque, hanno diviso la cabina da quattro posti. Nonostante sia passato quasi un anno dalla fermata della fabbrica e dall’inizio della cassa integrazione, i gruppi di lavoro dei vari reparti hanno mantenuto la loro unita’ condividendo la tavola, il cibo e i discorsi, che vertono sempre sullo stesso argomento.

“Il vero problema di oggi sarà convincere il governo a imporre la sua autorità sull’Alcoa che non vuole cedere lo stabilimento – dice Angelo Dicciotti, del sindacato autonomo CSS Cub –  L’Alcoa ha tutto l’interesse a non vendere perché l’accordo che ha sottoscritto col governo nel marzo 2012 la obbliga  a spendere circa 100 milioni per riavviare la fabbrica. Non se l’aspettavano, pensavano che nessuno l’avrebbe mai voluta rilevare. Invece i fatti li hanno smentiti: ci sono state diverse manifestazioni d’interesse, alcune già in fase avanzata, come quella della Klesch o quella della tedesca Trimet che ha rilevato anche altri stabilimenti in Francia”.

In quel caso, però, il governo francese si è imposto e ad agito a difesa della ripresa della produzione. Tra poche ore si capirà quale sarà l’atteggiamento del governo italiano e quali decisioni intende assumere.  Ma, tra i lavoratori, prevale il pessimismo.

(diretta a cura di Carlo Martinelli)

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