Maiali abbattuti per la peste suina. La Regione: “Le proteste non ci fermano”

“Quando accaduto questa mattina nelle campagne di Desulo non fermerà in alcun modo l’azione di depopolamento dei suini illegali che si trovano ancora in alcune aree della Sardegna”. Lo ha detto il responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della peste suina africana, Alessandro De Martini, dopo la rivolta degli allevatori del Nuorese.

Si tratta di animali, allevati illegalmente, senza alcun controllo sanitario – spiega il dirigente – che alimentano la diffusione della peste suina africana, come dimostrano i dati dei prelievi effettuati sui maiali abbattuti lo scorso 5 febbraio che hanno registrato il 30% di soggetti positivi al virus, e che vengono macellati clandestinamente, senza nessuna precauzione igienico sanitaria, e quindi possono mettere a rischio la salute degli ignari o incauti acquirenti con malattie pericolosissime per l’uomo come la Trichinellosi”.

“È obiettivo di questa Giunta liberare la Sardegna da 38 anni di schiavitù sanitaria animale dovuta alla Psa (peste suina) – ha chiarito De Martini – un periodo buio per la nostra zootecnia in cui il comparto suino, con i suoi tanti allevamenti legali, ha pagato il prezzo maggiore: negli ultimi 5 anni si è quasi dimezzato il numero dei maiali allevati sull’Isola”. La Sardegna, spiega ancora l’Unità di progetto, è sorvegliata  speciale della Commissione europea, in quanto realtà del vecchio continente dove da più tempo è presente la malattia dei suini. La stessa Ue ritiene che le azioni di depopolamento messe in campo dalla Regione siano ancora troppo deboli e su questa chiave di lettura ha deciso di interrompere il finanziamento, che nel 2015 era stato di un milione di euro, per il piano di eradicazione della Psa. Se gli interventi di emersione dall’illegale da un lato e di depopolamento dall’altro non dovessero raggiungere gli obiettivi concordati con Bruxelles, c’è il rischio – avverte l’Unità di crisi – che l’embargo sulle carni suine sarde continui per chissà quanti anni e che anche diversi finanziamenti per il benessere degli animali vengano messi sotto osservazione e decurtati.

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