C’era anche lui, il maresciallo Marco Murrighile, di Budoni, sotto il fuoco dell’attentatore di Palazzo Chigi. Una pallottola l’ha colpito, trapassandogli la giacca, senza ferirlo. È stato Murrighile a immobilizzare, assieme agli altri colleghi, Luigi Preiti. Ha raccontato la sua storia al quotidiano romano Il Messaggero.
Il racconto di pochi attimi. Il rumore degli spari, i due colleghi che cadono, lui che si avvicina al maresciallo Francesco Negri e lo rassicura. Poi stringe la mano del ferito più grave, il brigadiere Giuseppe Giangrande. Solo allora si accorge del foro nella giacca. E un attimo dopo si rende conto di non essere stato ferito. Perché in quei momenti l’adrenalina ti può portare a questo: non sentire immediatamente il dolore della ferita.
Il sollievo: “Sono salvo, salvo per miracolo”. La terza delle pallottole sparate da Preiti era per lui. Per Murrighile, anche lui in servizio al Sesto battaglione Toscana a Firenze, insieme a Giangrande e Francesco Negro, un buco d’entrata e uno di uscita. E per fortuna nessuna ferita.