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Alluvione, piano di evacuazione a Olbia. Ma per l’allerta ci sono 3 ore di ritardo

C’è un Piano di evacuazione, ma l’allerta meteo arriva al Comune di Olbia, inviato dalla Protezione civile regionale, almeno con tre ore di ritardo. In questo paradosso ci sono tutte le contraddizioni di un sistema di allerta che, è proprio il caso di dirlo, fa acqua da tutte le parti. Il Dipartimento nazionale elabora i dati meteorologici e li gira alla Protezione civile regionale. Qui si decide di inviare un’allerta meteo, che può avere tre livelli: ordinaria, moderata ed elevata. Come vengono avvisati i responsabili della Protezione civile e i sindaci dei Comuni coinvolti? Con un sms. Quello che arriva con colpevole ritardo. “Passano anche tre ore, tre ore e mezzo, dal momento in cui si elaborano gli stati di allerta e il momento in cui ci vengono comunicati – spiega Giuseppe Budroni, responsabile della Protezione civile di Olbia – probabilmente perché partono da un cellulare. Abbiamo il Centro funzionale della Protezione civile solo da alcuni mesi”. In pratica la Sardegna parte con 10 anni di ritardo rispetto al resto d’Italia. Ora si corre ai ripari. Dal primo gennaio 2015 la Sardegna avrà un sistema autonomo e urgono rimedi. L’alluvione del 18 novembre con la scia di morti e distruzione è ancora ben presente. Olbia non dimentica e l’amministrazione, dopo essere stata colta alla sprovvista da quell’evento considerato imprevedibile, ha deciso di aggiornare il Piano di protezione civile con un nuovo Piano di evacuazione.

Un prontuario per l’emergenza, il Comune punta sulla prevenzione

Scuole, social network, avvisi sui giornali, una app da scaricare sui telefonini. Sono i canali attraverso i quali il Comune diffonderà il Prontuario per l’emergenza con il quale intende “educare” la popolazione sulle regole da adottare per non rischiare la vita davanti a un evento atmosferico eccezionale. Dopo la mappatura del territorio, secondo il Pai (Piano di assetto idrogeologico), con le zone a rischio inondazione, sono stati individuati 123 bacini. In questa mappatura vengono poi individuate le 88 aree di attesa, zone di sosta dove le persone devono recarsi una volta che siano costrette ad abbandonare le loro case di fronte a un’emergenza; poi ci sono le aree di accoglienza, gli edifici dove indirizzare le persone che si trovano già nelle aree di attesa, come alberghi e scuole; infine le aree di ammassamento, individuate per ospitare le strutture logistiche della Protezione civile.

Nei bacini censiti abitanti e tutte le situazioni di disabilità

Il Piano di evacuazione è stato adottato con una ordinanza contingibile e urgente del sindaco, visto che il tempo stringe. L’aggiornamento del Piano di Protezione civile con la creazione dei bacini prevede anche l’individuazione del numero di abitanti per bacino e dei disabili, coloro che abitando al piano terra delle zone a rischio si trovano in una situazione di pericolo potenziale più elevato rispetto agli altri. Il Piano parte nel caso di allerta meteo di criticità elevata con l’attivazione del Coc (Centro operativo comunale), il pattugliamento delle zone a rischio con l’eventuale ordine di evacuazione a cui segue, appunto, lo spostamento delle persone evacuate nelle aree di attese. Si conclude così la prima fase dell’emergenza.

Giandomenico Mele

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