Allarme radioattività a Settimo, Sarlux: “Nessun rischio per lavoratori”

Dopo l’allarme radioattività su alcuni rifiuti industriali provenienti dai cantieri Sarlux del petrolchimico ex Versalis di Sarroch scattato a seguito dei controlli effettuati dalla ditta di trasporti S.E. Trand di Settimo San Pietro, lo scorso 14 marzo, è scattata immediatamente una indagine interna della Sarlux. Lo sottolinea la stessa azienda che illustra quanto accertato.

“Gli interruttori rimossi da una cabina elettrica di Impianti Nord (ex Versalis), acquisiti nel 2015, sono stati messi in sicurezza fin dal cantiere Sarlux: non c’è mai stato alcun rischio per la popolazione né per i lavoratori. Il valore di radioattività rilevato, solo a contatto con la parte terminale degli interruttori che già a distanza di un metro cala verso la misura del fondo naturale, è di 13 volte più basso di quello emesso da una radiografia alla mano”, spiega in una nota la Sarlux.

Per quanto riguarda l’indagine interna precisa che “pur non essendo stati informati direttamente della rilevazione risalente al 14 marzo, e senza alcuna sollecitazione esterna – si legge in una nota – abbiamo avviato tempestivamente gli accertamenti sull’interruttore rimasto in cantiere, dello stesso tipo dei dieci oggetto del carico in questione. Gli undici apparecchi – istallati a metà anni Settanta – erano stati di recente rimossi dai quadri chiusi di una cabina elettrica degli Impianti Nord (ex Versalis), nell’ambito del piano di rinnovamento dell’area acquisita da Sarlux due anni fa dal Gruppo Eni. Sebbene non vi sia alcuna certezza di presenza di amianto al loro interno – peraltro, non indicata nella relativa scheda tecnica rilasciata al momento dell’acquisizione – in virtù del consueto approccio cautelativo da noi adottato, gli interruttori erano stati segregati all’istante, resi inerti e poi trasportati in tutta sicurezza, secondo le procedure di legge previste per lo smaltimento di amianto, da una ditta specializzata come la Eco.Ge.M.M.A., in una discarica attrezzata, come quella S.e. Trand, a Settimo San Pietro”.

La Sarlux precisa che “nessun cittadino è mai stato esposto all’irradiazione del materiale contenuto negli interruttori che, comunque, rappresenta una minima parte del carico da 600 chili, erroneamente indicato come “interamente radioattivo”. Al termine di complesse analisi condotte alla ricerca di un isotopo estraneo a lavorazioni e impianti Sarlux (e perciò impossibile da rilevare in prima battuta), sull’estremità dell’interruttore rimasto confinato in area inaccessibile del sito, è emerso un valore pari a 0.36 microSievert all’ora (μSv/h). Si sottolinea che, già a distanza di un metro dallo stesso interruttore la misura tende ad assumere il valore di radiazione del fondo naturale locale, che è pari a 0.065 μSv/h, mentre nella discarica S.e.Trand di Settimo San Pietro il valore del fondo sale a 0.17 μSv/h, secondo quanto appreso dai documenti S.e.Trand pubblicati dalla stampa. Può essere utile ricordare che una radiografia ai denti sprigiona 5 μSv/h, 13 volte la radiazione emessa dalle punte degli interruttori in oggetto”.
Per quanto riguarda eventuali effetti sui lavoratori sono stati svolti ulteriori verifiche. “A completa garanzia della sicurezza dei lavoratori diretti e indiretti, abbiamo ritenuto doveroso eseguire altri accertamenti per conoscere gli eventuali effetti sugli operatori transitati nei pressi dei quadri elettrici della cabina – all’interno dei quali si trovavano gli interruttori – e su coloro che vi hanno effettuato le manutenzioni – evidenziano dall’azienda – in base ad una esposizione stimata per eccesso, comparata con i limiti stabiliti dalla legge, è comprovato che il personale non ha mai corso alcun rischio per la propria salute. A ulteriore conforto, è stato incaricato un esperto indipendente e qualificato, che ha confermato tale valutazione. Del risultato sono stati informati anche i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza”.

Ma le verifiche non sono concluse. “Quanto all’origine della radioattività, sono in corso altre verifiche. Nelle schede tecniche degli interruttori sostituiti, risalenti al 1976, nulla è segnalato al riguardo, né vi era ragione per ritenere che tali interruttori, sia per le informazioni e le garanzie fornite dal precedente gestore, sia per la tipologia o per l’uso degli stessi, potessero contenere o essere stati esposti a sorgenti radiogene. Proseguiremo comunque negli accertamenti, anche per fornire tutti gli elementi e le informazioni utili alle autorità interessate e scongiurare ulteriori strumentalizzazioni”.

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