Abusò dei minori dopo averli ‘drogati’: confermata la condanna per don Pascal

“Le dichiarazioni rilasciate dai ragazzi sono univoche e congrue, in quanto tutti descrivono le medesime circostanze di azione. Infatti, i minori sottolineano di aver avuto delle riunioni nella casa parrocchiale con l’imputato che, negando ogni volta di possedere l’acqua, offriva loro bevande che li rendevano in uno stato di semi incoscienza, dichiaravano inoltre di svegliarsi con i pantaloni slacciati e di aver subito dei palpeggiamenti”. Lo ribadiscono i giudici della terza sezione della Corte di Cassazione che nei giorni scorsi hanno confermato la condanna a otto anni inflitta dalla Corte d’Appello di Cagliari nei confronti di don Pascal Manca, ex parroco di Mandas e Villamar per violenza sessuale su minori.

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I giudici della Suprema corte, presidente Aldo Aceto, hanno praticamente confermato tutta la tesi che ha portato alla condanna in secondo grado, rigettando punto per punto il ricorso presentato dagli avvocati di don Pascal. In particolare si sono soffermati sulle dichiarazioni rilasciate dai testimoni come le suore e gli altri prelati, oltre a quelle delle stesse vittime. “Tutti i soggetti seppur interrogati in momenti e sedi differenti – scrivono i giudici della Corte di Cassazione nelle dieci pagine della sentenza – hanno descritto in modo univoco le pratiche poste in essere dal parroco per attirarli nella sua abitazione e indurli in uno stato di incoscienza per avere contatti sessuali”. Don Pascal avrebbe fatto “uso abnorme di sonniferi, incompatibile con l’uso personale”, nel corso delle indagini “sono stati rinvenuti messaggi dal contenuto pornografico sul tablet e sul notebook dell’imputato, inviati ai minori per sollecitarli ad avere rapporti sessuali”.

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Secondo i giudici della Cassazione, tutte le testimonianze sono state verificate e sono stati eseguiti tutti i riscontri. Nel caso dell’unico giovane che ha ritrattato le sue dichiarazioni, secondo i giudici d’Appello e, quindi, di Cassazione “la ritrattazione è frutto di condizionamenti successivi alle dichiarazioni rese durante le indagini e come tale assolutamente inattendibile”, come ritiene inconsistente la ritrattazione di un altro testimone “che aveva dichiarato che le uniche finalità dell’imputato fossero quelle di praticare dei massaggi ai ragazzi. Infatti, da un lato, la Corte d’Appello sottolinea l’assurdità del fatto, tenuto conto della giovane età dei ragazzi che non avevano certo bisogno di massaggi fisici – scrivono i giudici nella sentenza – dall’altro, osserva che il parroco non aveva comunque la capacità né il titolo per fare il massaggiatore sportivo“. La Cassazione ha quindi rigettato il ricorso confermando la sentenza di secondo grado e condannando don Pascal anche al pagamento delle spese processuali.

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