Mogoro BìFOTO Fest. Quando la Fotografia è “Amatoriale”

“Meglio ladro che fotografo” scriveva Ando Gilardi, maestro di fotografia e di argute provocazioni, in un piacevole libro/intervista dove l’autore si divertiva a disseminare iperboli e a confonderle nella nebbia di capziosi distinguo “sull’arbitrio indeterminato”.

Ce n’è per tutti, dai critici ai fotografi d’arte, sino ai “Fotoamatori” strapazzati bonariamente dal Maestro che li considerava la mucca da mungere dell’industria fotografica. Fotoamatori che però hanno, spesso, scritto la storia della fotografia Italiana.
In un paese dove la fotografia non si insegna nelle scuole e dove un’illuminata ministra dell’Istruzione ha “rimodulato” (leggesi cancellato) nei licei anche la storia dell’arte, la pratica fotoamatoriale è, spesso, l’unica via da percorrere per arrivare al mestiere di fotografo.

E ora che Internet e le nuove tecnologie hanno fatto cadere molti steccati fra “amatori e professionisti” appare quanto mai opportuna la scelta di Stefano Pia e Vittorio Cannas, organizzatori di BìFOTO Fest di Mogoro giunta alla sua quarta edizione e visibile sino al 29 giugno: un mix fra lavori di fotografi amatoriali (brutta parola) e di professionisti.

Un festival strutturato in questo modo — sottolinea Stefano Pia — oltre ad offrire spazi espositivi a chi non ha l’occasione di averli, è momento di confronto con professionisti dell’immagine e della comunicazione. Un’occasione di scambio reale e di crescita importante, al di fuori dei facili “like” generosamente elargiti nei social network.

Una collettiva che incarna mille anime con autori dalle diverse inclinazioni espressive e dai linguaggi più eterogenei che riescono, insieme, a comporre un mosaico vario e meditato.
Vale la pena di citare gli autori che hanno lavorato col metodo dei “professionisti” non sul singolo scatto ma su un progetto preciso e coerentemente sviluppato.

MINORÀNTZIAS di Pietro Basoccu parla di minoranze sportive, sport minori metafora di emarginazioni sociali e linguistiche fin troppo conosciute dai sardi. Ma anche affermazione dell’orgoglio della diversità.

GIGANTI E BARRIERE. STORIE DI VITA POPOLARE di Fabrizio Bruno è un progetto realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienza Politica e Sociologia dell’Università di Firenze. Racconta il quartiere Livornese “la Guglia e le complesse interazioni fra i suoi abitanti.

DIVERSAMENTE GIOVANI di Vittorio Cannas è uno sguardo all’interno di un “centro anziani” dove emerge una vitalità inaspettata, decisamente lontana dai luoghi comuni.

L’INDIFFERENZA di Maurizio Cau è un lavoro concettuale sulla violenza con uno sguardo ritualizzato su bambole ferite.

TRACCE VISIVE DA “IL FOTOGRAFO E LO SCIAMANO di Dario Coletti, affermato professionista romano espone materiale del suo libro “il fotografo e lo sciamano” di cui cita un passaggio cruciale: “La fotografia non dice la verità, più verosimilmente la cerca. La verità semmai, la dice il fotografo quando, presente ai fatti, seleziona
e cattura un particolare da una scena complessa, dichiarando in modo deciso che quello rappresentato è solo un suo punto di vista. Una verità filtrata dalla sua coscienza”.

SERENDIPITÀ di Francesco Cubeddu rivela, attraverso l’osservazione dal parapendio, giochi grafici e particolari di un paesaggio che, visto dall’alto, assume contorni e segni sconosciuti e irreali.

Anche SPAZIO di Egle Dessole indaga le trasformazioni grafiche che mutano gli oggetti in visioni oniriche ed irreali.

INSTANT LOCAL di Paolo Marchi, vecchia conoscenza del nostro Blog, visita con l’immancabile Polaroid, luoghi di “confine”. Coste e periferie come luoghi stimolanti, da riempire e vivere, restituendo le sensazioni per poter meditare sul carattere travolgente della natura che la circonda, raccontando uno stile di vita che si lega al territorio isolano e si confronta con i suoi “limiti” geografici e sociali, in un ciclo continuo tra uomo e ambiente.

QUELLO CHE LASCIAMO di Gigi Murru è una riflessione sull’immigrazione in cui la fotografia familiare, esposta è specchio e struggente ricordo di un mondo lontano che hanno lasciato alle spalle.

DAL PIÙ PICCOLO AL PIÙ GRANDE di Alberto Muro Pelliconi si muove nel solco della fotografia di natura con cui l’autore ha vinto numerosi premi internazionali.

IOSONOFABIO di Stefano Pia è uno spaccato di vita di Fabio, un combattente del quotidiano, alle prese con le sue tasche vuote e con il gelido sistema dellʼuomo contemporaneo, credente incallito del dio denaro.

DIARIO DI UNA CITTÀ TEMPORANEA di Ivo Vacca, regista e montatore presso diverse TV nazionali racconta un grande raduno annuale nel deserto del Nevada , il Black Rock City che diventa una vera e propria città, con tanto di vie e piazze. Vento, polvere, colori: sono questi gli ingredienti capaci di ribaltare condizioni atmosferiche avverse in qualcosa di necessario per la nostra esigenza di contatto.

IL RESPIRO DELLA NATURA di Cristian Vincis è un raffinato e poetico affresco naturalistico che trasforma particolari minuti e banali in magiche visioni.

Infine ALICE CADEDDU, vincitrice anche del concorso abbinato al festival con ISPIRAZIONE ALL’ITALIANA: ARCIBOLDO E CARAVAGGIO, dove la fiera dello Zwiebelmarkt di Weimar in Germania dedicato alle cipolle dorate diventa occasione per costruire immagini e ambientazioni ironiche e surreali.

Una collettiva ricca di autori a cui abbiamo doverosamente dedicato un pur breve commento. Aggiungo che il catalogo, contenete una bella presentazione di Salvatore Ligios è edito da Soter Editrice.

Una mostra che, finanziata dalla passione, proprio quella dei vituperati “fotoamatori”, riesce ad affrescare una varietà di tematiche e di linguaggi visivi che vanno ben oltre i canoni del “dilettantismo” per percorrere quella zona di confine che, spesso, prelude ad un salto culturale ed espressivo anticamera dell’agognata (ma forse superflua) legittimazione allo status di “Professionista”.

Enrico Pinna

 

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