Ha compiuto 84 anni Vittorio Tolu, poliedrico artista sardo, nato ad Atzara il 12 febbraio del 1937. Figura attiva nell’ambito delle ricerche astratte e concettuali, dopo gli studi presso gli Istituti d’Arte di Firenze e di Sassari, la sua formazione si è completata grazie ai diversi viaggi in Europa, durante i quali ha approfondito la conoscenza dei movimenti delle avanguardie storiche, all’epoca dominate dalla ricerca informale, confrontandosi con le nuove molteplici esperienze dell’arte contemporanea. Verso la fine degli anni ‘50 ha iniziato a lavorare per la galleria fiorentina Numero, entrando in contatto con Fiamma Vigo, la quale lo ha invitato a partecipare ad alcune mostre collettive e personali, sia all’estero che in Italia. Grazie a questa collaborazione, che è durata fino ai primi anni Settanta, Tolu ha avuto modo di approfondire e sviluppare la propria ricerca, intensificando altresì scambi e contatti con numerosi artisti.
Nel 1967 ha partecipato alla formazione del gruppo “Set di Numero”, il cui lavoro era caratterizzato prevalentemente dall’adesione all’astrattismo spazio-oggettuale, i cui riferimenti fondavano le basi nell’arte astratta – e dunque nelle ricerche relative alla percezione emozionale del colore e delle forme – guardando altresì alla pratica concettuale di decontestualizzare, e nobilitare, oggetti di uso quotidiano. Tra il 1969 e il 1970 ha aderito al gruppo “F 1” di Firenze, all’interno del quale ha contribuito all’ideazione e alla produzione di una cartella di serigrafie e della cassetta di multipli “Multibox”. Al progetto partecipò anche il critico d’arte Achille Bonito Oliva, che successivamente presentò alcune esposizioni del gruppo.
Nel 1972, anno in cui Tolu ha vinto l’undicesima edizione del Premio internazionale “Joan Miró” di Barcellona, ha iniziato a dedicarsi ai libri d’artista sino a sviluppare nuove soluzioni formali che hanno caratterizzato la creazione di Atlante: un volume di sole immagini realizzate con diverse tecniche (matita, acquerello, pennarello, collage, tempera, ecoline, ecc.). Atlante restituisce la visione di un nuovo pianeta, accuratamente descritto, nato da una surreale metamorfosi geografica che interessa la struttura morfologica delle nazioni, delle coste e dei mari, i quali, prendono le sembianze di parti del corpo umano (come il cervello, l’occhio, la mano, la bocca o un profilo). Tolu ha avviato la produzione di questi libro-oggetto e libro-scultura, concependoli come opere d’arte: preziosi manufatti la cui realizzazione si distingue per minuzia e grande raffinatezza formale, quasi tutti in copia unica. Dopo essersi cimentato nel disegno, nella ceramica, nella litografia e nello sbalzo su rame, i libri d’artista hanno rappresentato il suo primo approccio verso il binomio “scultura-preziosità” che, nel corso degli anni, ha sviluppato e approfondito, producendo anche gioielli con un’ampia varietà di materiali.
Seppur la pittura sia il mezzo espressivo che accompagna da sempre la produzione di Tolu, è stato anche vicino al gruppo dei poeti visivi e, negli anni Novanta, ha realizzato sculture e installazioni polimateriche e si è interessato alla Mail Art. L’insieme di queste esperienze è significativo all’interno della sua ricerca poiché denota uno spiccato istinto creativo poliedrico e curioso, e connota la sua opera quale frutto di una pulsione emozionale e non di quelle riflessioni concettuali che hanno segnato il lavoro di molti artisti suoi contemporanei. L’ultimo, attuale, ciclo della sua produzione vede un’evoluzione del processo scultoreo e pittorico che dal minimale-concettuale, ha recuperato una sorta di figuratività caratterizzata da echi archetipici e venature surreali. Per l’eterogeneità della sua produzione e la grande quantità di collaborazioni, è difficile inserire Tolu in un’unica corrente artistica. La sua cifra stilistica si è più volte rinnovata e rigenerata grazie all’ambiente culturale a lui contemporaneo; le forme da lui individuate sono metafora della conoscenza e della memoria, ineffabili espressioni di un sapere ricco di fantasia che preservano un’aurea elegante e rarefatta, espressione del mistero dell’esistenza e dell’identità, poste in relazione all’evoluzione dei codici del linguaggio artistico.
Nel 2011 ha partecipato alla 54esima Biennale d’arte internazionale di Venezia, Padiglione Italia, Sardegna, e ha tenuto una personale nella D’Haudrecy Art Gallery, Knokke, Belgio. Nel 2012 partecipa alla mostra dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze “Archipitture. Omaggio a Vasari”. Sue opere si trovano presso Musei e Istituti, italiani e stranieri, e in collezioni private.
Gaia Dallera Ferrario
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