Ha inaugurato il 20 giugno, nella galleria Manca Spazio a Nuoro, la mostra ‘Le storie di ieri’: racconto di una delle pagine più buie della nostra storia recente attraverso nove opere del celebre artista romano, di origini sarde, Cipriano Efisio Oppo, realizzate fra il 1924 e il 1925.
Oppo (1891-1962) studiò all’Accademia di Belle Arti a Roma e lavorò, sda subito, come pittore e decoratore in una galleria antiquaria, anche se la sua formazione artistica si sviluppò soprattutto nell’ambito delle Secessioni romane alle quali partecipò dal 1913. Dopo la Prima guerra mondiale si rivelò un abile organizzatore, divenendo negli anni del Fascismo il massimo rappresentante della cultura artistica nazionale in ambito politico.
In qualità di deputato al Parlamento portò avanti importanti riforme del sistema artistico nazionale e ricoprì successivamente le cariche di Segretario del direttorio nazionale dei sindacati delle Arti plastiche, Segretario del Consiglio superiore delle Belle arti e di quello accademico d’Italia nonché vice-presidente dell’E42.
A causa del suo forte impegno nelle attività istituzionali, la sua vocazione di artista poté manifestarsi saltuariamente. Ciò nonostante partecipò a mostre internazionali, come la Biennale di Venezia, a rassegne di arte italiana all’estero, e alla Quadriennale d’arte, nel ’48, dopo l’adesione al gruppo di ‘Valori plastici’ e del ‘Novecento italiano’.
Se agli esordi la sua opera era caratterizzata da un vivace cromatismo con inflessioni francesi e da una ricerca ansiosa di novità, con attenzioni che spaziavano dal divisionismo al futurismo allora nascente, dal fauvismo all’espressionismo, alle sperimentazioni cromatiche, nel Dopoguerra, con l’adesione ai valori di partito, volse ad un maggior rigore formale e cromatico.
Molto intensa fu anche l’attività di Oppo in veste di critico d’arte per il quotidiano romano ‘La Tribuna’ e di caricaturista per ‘L’Idea nazionale’. Le opere in mostra, riscoperte da un gruppo di collezionisti sardi, sono quasi tutte tratte da “L’idea Nazionale” e, proprio quali caricature, rappresentano una sintesi del lavoro di Oppo, diviso tra impegno politico e attività artistica; attività organizzative e quelle di critico.
La mostra vuole essere un invito, soprattutto per le nuove generazioni, ad approfondire la conoscenza del Ventennio che ha offerto un fertile terreno per gli sviluppi della dittatura fascista, delineando uno scenario artistico in un certo senso paradossale: in esso convissero infatti impulsi e raffrenamenti, intuizione di molteplici possibilità espressive e l’arroganza della censura.
Il fiorire di un’arte di stato, ben lontana per definizione da quella dell’individuo, è in sintesi esatta metafora dell’impatto che il pensiero fascista mirava ad applicare sulla vita dell’uomo operando una nientificazione dell’individuo a favore di una visione collettiva, seppur, in ultima analisi, sempre in mano a pochi.
“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.” (Liliana Segre)
Gaia Dallera Ferrario
[Foto da Ereticamente.net]