Il filo unisce le case e cuce la speranza: Jerzu ospita la ‘Via Crucis’ di Maria Lai

A Jerzu, nel cuore dell’Ogliastra, terra d’origine di Maria Lai, sarà possibile visitare, fino al 4 settembre, la mostra dal titolo Ricucire il dolore – Tessere la speranza. La “Via Crucis” di Maria Lai, a cura di Micol Forti, curatore della collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani. Gli spazi della Cantina sociale ‘Antichi Poderi’ ospitano le circa 70 opere, per la maggior parte inedite, legate alla straordinaria Via Crucis che l’artista ha realizzato e donato alla parrocchia di Ulassai, suo paese natale, nel 1981. A partire da alcune fotocopie delle varie tappe della passione di Cristo, fatte prima della loro collocazione in chiesa, con lo stesso filo bianco con cui le aveva tessute, l’artista torna su quelle ‘impronte’, grigie e sbiadite, ritessendo questo percorso, quasi a volerne ripetere il cammino, il dolore e il senso di speranza. Sono opere di incredibile intensità espressiva che documentano il modo di procedere di Maria Lai e la sua capacità di rinnovare l’esito di lavori passati e conclusi, tornando a riflettere sul significato, rinnovandone gli esiti e lo slancio creativo. Il suo lavoro sui temi sacri è unico e potente, fatto di materiali poveri e veri, che affonda le radici nella sua terra e entra nell’animo di chi guarda con una forza e una poesia rare da incontrare.

Scaturite dall’esigenza di un rapporto con l’infinito, di una compresenza nel respiro intimo dello stesso universo, la Via Crucis della Lai, a quarant’anni dalla sua realizzazione, continua a suscitare interesse e a stimolare riflessione. Il medium attraverso cui questo incantesimo si celebra è un semplice filo, che nel suo scorrere e unire è in grado di ricongiungere un punto qualunque ad un luogo immaginario dell’universo. Filo che ogni tanto si spezza per poi ritrovarsi, filo bianco, su un contrasto nero in ottemperanza alla vita e alla morte. Di fronte alla difficoltà di rappresentare queste grandezze, l’opera della Lai offre strategie per convivere oscuramente, affettivamente, con ciò che ci supera. Un inno alla grandezza dell’uomo, capace di esperienza poetica anche attraverso il toccare con mano i propri limiti.

La mostra è stata inoltre punto di partenza della prima edizione del Festival ‘Un filo bianco’, che si pone l’obiettivo di ragionare ogni anno, da diverse prospettive, su ogni singola stazione della Via Crucis. Quest’anno la prima stazione dedicata all’esecuzione di Gesù: Un’ingiusta condanna. Nelle giornate del 23, 24 e 25 luglio si è parlato dell’ingiustizia nell’arte figurativa, in letteratura, nel campo sociale.
Tra gli ospiti Beppe Severgnini e Gavino Murgia. In coincidenza con l’inaugurazione del Festival e della mostra, è stato presentato il volume Maria Lai. Legarsi alla montagna, edito da 5 Continents Editions di Milano e la Fondazione Maria Lai, dedicato alla performance che dà il titolo al libro, di cui si celebrano i 40 anni. È l’8 settembre 1981 quando Maria Lai decide di “legare insieme” le case di Ulassai, sua terra natia nell’entroterra sardo. Sono infatti le case e i suoi abitanti, che vivono a ridosso del monte circondati da un teatro di rocce, i protagonisti della prima opera relazionale realizzata in Italia.

L’idea è quella di unire tutte le abitazioni tra loro con un nastro, che poi verrà legato alla montagna sovrastante, come simbolo di complicità tra gli uomini e in relazione con la natura e l’arte. Un testo di Elena Pontiggia accompagna e illustra le foto di Piero Berengo Gardin, per la maggior parte inedite, che documentò l’evento; su alcune l’artista sarda è intervenuta con un pennarello azzurro trasformando le immagini e declinando in maniera coinvolgente la sua opera dal vivo a Ulassai.

Il programma completo su  https://www.unfilobianco.it/

Gaia Dallera Ferrario

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