Giorgio Todde e il parcheggio interrato: “I Riformatori rispondano sul merito, anziché insultare”

Nei giorni scorsi Franco Meloni, dei Riformatori sardi, ha scritto un duro intervento contro l’editoriale di Giorgio Todde sul parcheggio interrato di Cagliari.  Questa la contro-replica.

Caro Direttore,
il Centro Studi dei Riformatori Sardi, rappresentato da Franco Meloni, ha bisogno di studiare di più se non trova neppure una parola per rispondere ad almeno uno dei quesiti sul parcheggio interrato sotto il bastione di Santa Croce.

Se si applica smetterà di dire che gli oppositori dell’infelice parcheggio appartengono ad una “minoranza chiassosa” e accetterà il fatto che un’altra maggioranza silenziosa ha vinto nelle urne e, quando è occorso, ha vinto anche nei tribunali.

Casomai alla “minoranza chiassosa” appartiene oggi il rappresentante del Centro Studi dei Riformatori. Al quale è inutile chiedere di restare in argomento anziché utilizzare un linguaggio da curva sud e attribuire agli anti-parcheggio volontà e pensieri mai espressi, trattandoli da nemici del progresso.

Dall’espansivo Centro Studi arrivano argomenti da pasdaran del cemento, senza neppure un cenno al Piano paesaggistico del 2006 che il portavoce Meloni e i suoi associati hanno costantemente avversato con una vecchia attrezzatura ideologica che neppure il più atroce sviluppista utilizza più.

Sono arrivati al galoppo giuridico, hanno fatto rimbombare le scrivanie di un esercito di avvocati, hanno preso una lunga rincorsa, hanno puntualmente perso ogni ricorso, considerando una rovina, un freno per lo “sviluppo”, il Piano paesaggistico più avanzato prodotto ad oggi nel nostro Paese.

Il Centro studi dei Riformatori ha un’amnesia del ventennio berlusconiano durante il quale il cemento ha dissestato l’Italia intera consumando suoli come nessuno ha fatto in Europa, lasciandoci più poveri di prima.

Hanno memoria corta i maestri di pensiero del Centro Studi, hanno perso e continuano a ritenere i sardi vittime del “giogo del Piano paesaggistico”.

Negli anni della passata legislatura Franco Meloni si è occupato di urbanistica. E lo ha fatto, confermando la sua vocazione di divoratore di paesaggio, producendo una delle leggi più feroci mai viste sul territorio dell’isola, le chiudende del duemila: quella dei venticinque campi da golf conditi con due milioni (ma forse sarebbero stati di più) di volgari metri cubi.

Però la legge sul golf è fallita. Ed è andata buca, se si può dire, perché sin dal primo vagito ha fatto inorridire perfino il Governo “amico” – ministro Galan – che ha infoltito la schiera dei No all’uso sconsiderato dei luoghi sui quali medita il Centro Studi dei Riformatori.

Intanto mutano le Giunte, mutano le ere, ma il Piano del 2006 resiste. Ha resistito a centinaia di ricorsi e perfino alle guide spirituali del Centro Studi dei Riformatori. Franco Meloni, che non si è fatto mancare nulla, ha sostenuto, sfoderando spadoni, anche il fallimentare Piano casa sardo, impugnato dal Governo Monti.

Infine ha sostenuto e benedetto alla nascita il neonato Piano paesaggistico della Giunta Cappellacci, quello adottato e decaduto in un colpo solo. Un capolavoro per il quale sono occorsi cinque anni di gestazione con morte alla nascita nonostante avvocati neonatologi. Nato morto a due giorni dalle elezioni.

E tutto questo dando del fighetto, del passatista, dell’affamatore nemico del popolo (di quel popolo che il Centro Studi voleva deliziare con campi da golf promettendogli un futuro di caddy o di garçon pipì ma non di giocatore) a chi difende le cose belle e integre. Il Centro Studi utilizza argomenti da vero antiquariato antiambientalista.

Questi i fatti.

Non rispondo a molte obiezioni per “fatto personale” ed evito di ricordare che i saggi Riformatori promettevano la benzina a metà prezzo per i sardi, raccontavano che se la stagione turistica si accorcia allora bisogna allungare gli alberghi oppure la balla favolosa che le “potenti lobby degli ambientalisti” ci volevano riportare al passato.

L’unica associazione di cui faccio parte è Italia Nostra. E ignoro cosa faccia il Centro Studi dei Riformatori, oltre che calcolare a pera il prezzo della benzina.

Italia Nostra Legambiente, il WWF, il Gruppo di Intervento Giuridico sono invece note perché non utilizzano l’insulto, non sono contro la modernità, non vogliono tornare alle caverne, né mummificare o musealizzare un bel nulla.

Il Comitato contro il Parcheggio interrato e i Comitati innumerevoli che fioriscono in tutta l’isola sono formati da cittadini volonterosi, senza alcun vantaggio personale che non sia la tutela dei luoghi, spendono energie e si formano un parere sui documenti, sulle leggi, sulle procedure. Un grossolano errore politico sottovalutarli e rappresentarli in modo caricaturale come fa il pensoso Centro Studi dei Riformatori Sardi.

Ci piace la modernità buona, eccome. Però ci piace anche la memoria che quelli come Franco Meloni e il Centro Studi vogliono cancellare.

Utilizziamo il No come esercizio civile e avversiamo il Sì a tutto.  Sappiamo che le cose vanno male a causa dei troppi Sì. E che ci vorrebbero molti più No. Ma soprattutto, cerchiamo argomenti e ragionamenti.

Anziché una sommaria invettiva personale, di cui non frega nulla a nessuno, il Centro Studi dei Riformatori Sardi avrebbe dovuto tentare di rispondere a pochi e semplici quesiti su un garage che sventra le mura antiche.

A partire dal presupposto che nessuno vuole il ritorno nelle caverne (casomai il ritorno nelle caverne è il parcheggio sottoterra) e che la conservazione e la tutela sono parole serie e rappresentano una delle poche risorse economiche possibili. Molto più concrete della promessa della benzina a metà prezzo.

Provi, il Centro rappresentato da Meloni, a rispondere.

Primo punto: il parcheggio sotto le mura è vietato dal il Piano paesaggistico perché il progetto si tiene in vita con il Piano Casa che sospende illegittimamente le tutele.

Secondo: come si mette il parcheggio con il Piano di assetto idrogeologico? Come si può immaginare di costruire un enorme parallelepipedo di cemento in un’area complessa dove c’è un mosaico di Hg2, Hg3 e perfino Hg4 immediatamente contiguo?
Terzo: cosa risponde all’autorevole trasportista che nega l’utilità e la razionalità del parcheggio?

Quarto: e perché dovremmo fidarci perché lo dice “il fiore dell’ingegneria” locale che ha precedenti scoraggianti?
Quanti orrori abbiamo visto con timbri e bolli in ordine.

Nessuno degli oppositori del parcheggio vuole la ferraglia delle automobili a Cammino Nuovo. Nessuno.

Ma l’alternativa non consiste evidentemente nello sventrare il contrafforte di Santa Croce e nel mettere a rischio l’intero costone di Castello e Stampace.

Però, mentre i cervelli del Centro Studi dei Riformatori Sardi riflettono, sarà bene che tengano bene a mente che il Piano Paesaggistico è in vigore anche se lo hanno avversato in ogni sede, che il Piano di assetto idrogeologico per buona sorte ce l’abbiamo e che i trasportisti dicono il contrario di quello che loro affermano.

E rispondano sui punti.

Il portavoce Meloni vedrà che ne verrà fuori una discussione interessante e che anche lui, siccome è un tipo ragionevole e siccome la mia amicizia con lui è a prova di parcheggio interrato, si convincerà che il progetto del parcheggio, oltre che inutile, è illegittimo e pericoloso. E ammetterà che gli manifestiamo, ora che è minoranza, perfino più affetto di quando produceva danni governando.

Giorgio Todde

 

 

 

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