Da Valerio Meloni, consigliere regionale uscente del Pd e ricandidato sempre nel collegio di Sassari, riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di commento all’esito delle verifiche fatte dalla commissione Antimafia sulle liste delle Regionali sarde di domenica 24 febbraio. Il nome di Meloni compare tra quelli citati e l’esponente democratico fa alcune precisazioni.
Con riferimento a quanto diffuso ieri e oggi dalla stampa, l’onorevole Valerio Meloni (Consigliere PD) precisa che, dalle diverse sintesi, emergono delle informazioni che nei loro tratti essenziali risultano fuorvianti. La lettura di alcuni servizi giornalistici indurrebbe infatti a ritenere che – nell’ambito del procedimento penale meglio noto come ‘Processo Puc’ per il quale Pubblico ministero ha richiesto l’assoluzione dell’onorevole Goanfranco Ganau per non aver commesso il fatto – siano sussistenti elementi di colpevolezza nei confronti dell’onorevole Meloni.
In realtà, nel corso del dibattimento, riferito a fatti del lontano 2008, è palesemente emersa la totale infondatezza di ogni accusa, così come lo stesso pubblico ministero ha correttamente riconosciuto nel corso della sua requisitoria.
La richiesta di assoluzione dell’onorevole Ganau è semplicemente dovuta al fatto che il reato più grave di cui è imputato (concussione) non era ancora caduto in prescrizione. Per tutti gli altri reati minori (tra i quali l’abuso d’ufficio), il PM si è invece limitato a chiedere l’assoluzione di tutti gli imputati (compreso gli stessi Ganau e Meloni) per intervenuta prescrizione, pur riconoscendo, nel contempo, l’infondatezza della ricostruzione dei fatti che, a suo tempo, ha indotto l’Ufficio della Procura all’esercizio dell’azione penale.
Appare evidente, in conclusione, come la carenza informativa di alcuni servizi, laddove correttamente precisano la posizione dell’onorevole Ganau, inducano il lettore a ritenere la sussistenza di elementi di colpevolezza nei confronti dell’onorevole Meloni, al contrario di quanto è già inequivocabilmente emerso in sede dibattimentale.
Valerio Meloni