Lanusei, ecco la buona scuola: al liceo artistico tra arte e disabilità

‘Aumentano i disabili ma il nostro istituto non ha tecnologie idonee’, ‘barriere architettoniche’, ‘mancano gli insegnanti di sostegno’, sono alcune delle frasi che che si sentono ripetere da chi dirige e frequenta istituti scolastici dove sono presenti alunni disabili. Una della rare eccezioni è il liceo artistico ‘Mario Delitala’ di Lanusei che conta 90 ragazzi di cui 14 disabili: il contrario di quanto accade nella norma, una buona scuola per davvero. Appena si varca il portone d’ingresso si respira un’aria di condivisione e passione per ciò che si fa quotidianamente per migliorare la scuola. A partire dal dirigente fino ad arrivare ai professori, assistenti dei disabili, alunni e personale.

Una pavoncella a dondolo, murales artistici in ogni angolo della scuola, e ancora ceramiche, gioielli, tamburi costruiti grazie a un progetto musicale in collaborazione con la scuola civica di musica di Lanusei, riproduzione di quadri di Mario Delitala, tutto frutto del lavoro degli studenti con l’aiuto dei professori. Tra gli ultimi lavori spicca un murales dedicato al cantautore britannico David Bowie, e ancora una scritta realizzata con il calcestruzzo nel corso del laboratorio di progettazione e di architettura e posizionata nel vano scala realizzata proprio in questi giorni dai ragazzi: ‘Arte diverse abilità’ e sopra una frase di Albert Einstein ‘Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido’.

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Ci sono anche i laboratori di ceramica (come ora alternativa alla religione cattolica), quelli di architettura e ambiente,  di discipline plastiche, discipline pittoriche e tutte le aule speciali di progettazione. Un mondo dove non c’è effettivamente una differenza tra normodotati e disabili, “Semplicemente qua ognuno fa ciò che può – ha spiegato Rosario Agostaro, professore di laboratorio di architettura – a prescindere dall’abilità di un ragazzo”. Insomma un modello pedagogico basato proprio sull’inclusione, già definito dalla legge 107 varata a luglio, conosciuta come ‘Buona Scuola’ che ha dato una delega in bianco al governo in merito all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, seguito alla lettera dall’istituto di Lanusei già da diversi anni.

“Il numero dei ragazzi disabili si è formato dal buon lavoro fatti con i primi portatori di handicap – ha precisato Agostaro – perciò ha creato fiducia nelle famiglie e consapevolezza del fatto che la nostra scuola non è un parcheggio ma un modo per evolvere ogni individuo”.

E i ragazzi rispondono in maniera positiva, aiutandosi a vicenda, anche nelle piccole cose. Un esempio è Federica Cuboni, 18 anni, affetta da sindrome di down (qui la sua storia), un riferimento per i suoi compagni con disabilità più gravi e sempre pronta a migliorare il mondo della scuola: “Controllo che i miei compagni facciano la raccolta differenziata, quando sbagliano e magari buttano la spazzatura nel cestino sbagliato, io provvedo a spostarla nel bidone giusto” .

E poi c’è chi, per esempio, aiuta il compagno con più difficoltà a trasportare uno zaino troppo pesante all’entrata o all’uscita. “Il gran numero dei ragazzi disabili nella nostra scuola è un onore per il nostro liceo – ha spiegato Antonio Piroddi, dirigente da 12 anni – la predisposizione degli alunni normodotati a farsi carico dei compagni in difficoltà, non solo non rallenta le attività didattiche ma le arricchisce e non impedisce di ideare e creare i nostri lavori. Questa è la dimostrazione che la scuola ha un ruolo non solo didattico. Gli insegnanti partecipano a questa attività di inclusione e di accoglienza, ed è questo lo snodo fondamentale affinché la scuola corrisponda ai bisogni reali della società di oggi, perciò non lamentiamoci, diamo fondo a tutte le risorse e competenze della scuola per assicurare il miglior risultato”.

Ma come potrebbe migliorare una scuola così apparentemente perfetta? “Se si creassero le condizioni già durante il percorso scolastico per eventuali opportunità lavorative post-scuola per i nostri ragazzi diversamente abili, sarebbe perfetto – ha spiegato il professore del laboratorio di architettura – ci piacerebbe che dopo i cinque anni scolastici ci fossero delle opportunità di incontro anche con le istituzioni regionali per rendersi conto dei percorsi fatti dagli alunni e di cosa si può fare dopo, perché rischiamo di interrompere un percorso virtuoso, dopo c’è il vuoto”.

Monica Magro

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