“Meno rotonde e più accoglienza”. Ieri i candidati sindaco di Cagliari a confronto

C’erano tre poltrone vuote sul palco dell’Exmè, a Pirri, dove ieri sera si è tenuto l’incontro “I candidati sindaci di Cagliari si confrontano sulla diversità“: presenti Paolo Casu, Enrico Lobina, Piergiorgio Massidda, Paolo Matta, assenti invece il sindaco uscente Massimo Zedda, Antonietta Martinez e Alberto Agus.

I candidati alla poltrona di primo cittadino del capoluogo sono stati invitati dalle associazioni isolane che nel quotidiano si confrontano con i temi della diversità (Peter Pan Onlus, Domus de Luna, Polo Positivo, Fish, Pamoja, Codice Segreto, Agevolando, Isperanzia, Djapo, Salesiani, Fondazione Somaschi) a rispondere ad alcune domande su disagio, problemi socio-sanitari, spazi urbani, lavoro: due, tre minuti a testa scanditi da un cronometro, non un secondo di più, per illustrare le prospettive su una città che si deve misurare anche con la diversità. La platea ha chiesto, i candidati hanno risposto.

Ecco com’è andata.

Prima domanda: “Quali risorse si programma di destinare agli interventi sociali, quali saranno le priorità e quali i parametri che determineranno le priorità stesse?”

Paolo Casu: “Cagliari è una città con un gravissimo disagio sociale, dobbiamo pensare al futuro ma soprattutto al presente. I parametri che dovrebbero determinare le priorità dovrebbero guardare ai singoli quartieri, ai servizi sociosanitari, ai nuclei familiari, senza dimenticare gli interventi urgenti sul lavoro. A Cagliari i servizi sociali sono efficienti, ma potrebbero essere migliorati. La priorità per un primo cittadino è trovare e chiedere finanziamenti al Governo”.

Enrico Lobina: “A Cagliari si muore di freddo. Due anni fa scrissi un articolo su un signore che dormiva in una cabina elettrica morto di freddo: la priorità per me è garantire un’esistenza degna a tutti a prescindere dalla loro condizione sociale, familiare, dalla provenienza. Ci sono oggi in città bambini che vivono senza acqua corrente, situazioni gravi, gravissime: in questi anni abbiamo conosciuto tagli imposti dal governo, a Cagliari spendiamo per le politiche sociali 230 per ogni cittadino, in altre città si spende meno con servizi migliori. Oltre il tema delle risorse bisogna guardare a come spendiamo le risorse. Occorrono maggiori controlli. Un anno fa ho presentato un libro che parla di politiche sociali di comunità con la proposta di coinvolgere tutti, al di là dei piani individuali, perché la società faccia propri i problemi di tutti nell’ambito di una crescita collettiva. L’impegno che prendo da sindaco di cagliari è questo”.

Piergiorgio Massidda: “Per lavoro mi occupo di riabilitazione, conosco quindi il problema e ho cercato di portare la mia esperienza anche in Parlamento. Nel nostro programma c’è tanto sul sociale ma c’è una parola che è prioritaria, cioè lavoro. Tutto quello che può essere portato al sociale è fondamentale, perché abbiamo una crisi straripante, il comune da solo non ce la fa. Stiamo studiando già da ora la possibilità di accedere a fondi europei perché non è possibile che certi problemi giganteschi e biblici dobbiamo affrontarli da soli”.

Paolo Matta: “Non mi sbilancio in cifre sulle risorse finanziarie del comune, vorrei dire solo una cosa: nel nostro programma, articolato in 5 aree tematiche contraddistinto dalla lettera A, abbiamo utilizzato la Quinta A con Accoglienza. Non è l’accoglienza dei migranti che arrivano ma è un concetto molto più ampio, un approccio nuovo della politica cittadina che è dell’ascolto e dell’accoglienza. Molte realtà lamentano proprio di non aver trovato una sponda civile e corretta alle esigenze. Mi sento di poter dire questo: Cagliari ha bisogno soprattutto di un nuovo modo di far politica che deve partire non dall’urbano , dalle opere pubbliche, dall’urbs ma dalla civitas, dalla cittadinanza, con l’uomo al centro di tutti gli interventi. Cagliari ha bisogno di un rinascimento che parta dai bisogni primari dell’uomo”

Le domande successive arrivano direttamente dal pubblico, e vengono aggregate in macrotemi.

SPAZI E DISABILITA’

Gli spazi, i servizi, la comunicazione e la partecipazione: Cagliari risponde già a queste esigenze oppure c’è ancora da fare per dare risposte a questi cittadini? A formulare i quesiti ci sono Carlotta Sanna, atleta con sindrome di down, Marco Espa, (ABC Sardegna Associazione Bambini Cerebrolesi), Maurizio Caddeo, (Associazione Peter Pan Onlus), Francesca Palmas (Comitato Famiglia 162), Salvatore Boi (Culture in Equilibrio), Maurizio Dedoni (Polo Positivo onlus), Alfio Desogus, (Fish Sardegna onlus), Sandrino Porru (Asd Sa.Spo Cagliari), Carmelo Addaris .

Matta: “È nostro dovere ascoltare e capire le esigenze, e le sedie vuote che ci sono qui dimostrano ancora la lontananza della politica a questo. Abbiamo dedicato una parte del nostro programma interamente a questo mondo: qualunque amministrazione cittadina deve avere una consulta sempre aperta, quasi un consiglio comunale parallelo, che rappresenti il mondo delle disabilità, delle marginalità, della sofferenza cittadina. Abbiamo previsto anche una figura specifica sovraassessoriale, il disability manager, che faccia da supervisore settore per settore di tutte le esigenze, urbanistiche, sociali”.

Massidda: “Anche io sono per il  disability manager, conoscevo una consulta per disabili che c’era ma non esiste più. Da sindaco reintrodurrò il disability manager, la consulta. Per la  per la mia amica Carla (Carlotta ndr) stiamo studiando tanti percorsi formativi, sei l’eroina dei miei figli con tre medaglie d’argento e d’oro. Abbiamo parlato di un percorso milanese che sta studiando un modo per incentivare le società ad assumere persone che vengono dal mondo degli handicap. Il centro dell’autonomia è una vergogna, era pronto, bastava soltanto arredarlo, invece avete scelto la soluzione di mettere i vigili urbani”.

Lobina: “Sono consigliere dal 2011 e non conoscevo questi temi, quando in consiglio si è discusso della consulta dei disabili ho studiato la convenzione internazionale sulla disabilità, guida sui principi e le linee di azione. Il mio voto sulla consulta è stato contrario perché non era previsto che venisse interrogata su tutti i temi, invece deve essere realmente decisiva sui lavori della Giunta comunale. Su spazi e servizi si è finora sbagliato così come sulla comunicazione e partecipazione”.

Casu: “Conosco bene l’argomento dell’autismo perché ho un nipotino autistico, so cosa vuol dire per un genitore, il problema sarebbe facilmente risolvibile se il Comune applicasse quelle regole che le famiglie chiedono. Pochi giorni fa è stata inaugurata in via Giudice Chiano una piazza dedicata all’autismo, mi avrebbe fatto piacere vedere quell’alfabeto dei segni con cui i genitori comunicano con i figli autistici che invece non c’è stato: una barriera chiara. Carlotta, sarei orgoglioso di utilizzare quelle risorse magari eliminando quelle dieci commissioni consiliari che costano 500 mila euro prendendo all’interno delle segreterie quei ragazzi che davvero hanno bisogno”.

Interviene Sergio Benoni da Radio X: gli ascoltatori che stanno seguendo l’incontro in diretta chiedono proposte concrete da poter fare in tre mesi.

Casu: “Abolizione dell’indennità del sindaco, degli assessori, dei consiglieri e l’abolizione delle undici, dodici commissioni consiliari totalmente inutili”.

Lobina: “Nomina del disability manager, riformulazione del regolamento della consulta dei disabili, dichiarazioni programmatiche con una parte specifica su disabilita e attuazione a Cagliari dei principi della dichiarazione internazionale della disabilità. Siamo vicini alle idee della democrazia partecipata del Kurdistan, con una co-sindaca che affiancherà al sindaco”.

Massidda: “Reintrodurrò il disability manager, reintrodurrò la consulta dei disabili, cercherò di avviare l’housing sociale e l’ascolto vero di tutti i problemi. Privilegiare i servizi, con qualche rotonda di meno ma servizi alla persona. Edifici vuoti di proprietà della Regione o del Ministero dovrebbero tornare ai cittadini e un sindaco che si rispetti dovrebbe farsi sentire, anche a costo di alzare la voce”.

Matta: “Non ripeterò quanto già detto su consulta e disability manager che condivido, aggiungo che Cagliari non può ragionare su questi temi in termini di cinta daziaria ma deve farlo soprattutto in termini di area metropolitana. Una cosa concreta potrebbe essere l’istituzione di un assessorato alle politiche sociali di unione di comuni. Anche il problema di immobili e spazi da recuperare deve avere prospettiva di area, dobbiamo fare rete con gli altri comuni”.

MIGRANTI

Accoglienza, integrazione, rapporti della Sardegna con il Nord Africa sono i temi su cui si chiede un’opinione ai candidati. Le domande sono formulate da Genet Woldu (associazione Corno d’Africa), Mbaye Gueye (Bok Jom), Marina Boetti (Pamoja onlus). 

Matta: “Intanto smettiamo di parlare di emergenza. Cagliari ha tutte le carte in regola per essere porta aperta del Mediterraneo eppure ne ha paura. Non parliamo di emergenza ma di problema culturale: abbiamo avuto i migranti che dormivano per mesi in via Roma. Sono tante le cose che si possono fare, e questo deve essere uno dei primi temi da affrontare per un sindaco. Prima della guerra e del primo dopo guerra c’è sempre stata una comunità di cinesi perfettamente integrati, la nostra è una città dell’accoglienza, dobbiamo iniziare a guardare al Mediterraneo come mare di pace”.

Massidda: “Sapete la distanza da Cagliari ad Annaba, in Algeria? Ci vuole meno tempo di quello che servirebbe per raggiungere in macchina a Olbia. È chiaro che Cagliari vuole essere la porta commerciale verso l’Africa: siamo obbligati a ragionare di una città internazionale. E dico che c’è bisogno dell’ascolto, di una consulta dell’immigrazione. Nella mia lista c’è ad esempio un albanese. Non si possono accogliere le persone con due materassi in strada ma dobbiamo pensare a un’integrazione vera”.

Lobina: il comune di Cagliari avrebbe potuto accedere ai fondi Sprar, la rete per i progetti di integrazione, la cosiddetta seconda accoglienza, invece non ha mai fatto domanda: sono soldi che arrivano dal Governo, posti di lavoro. Potremo dare a donne e uomini capaci la possibilità di gestire un tema per il quale le risorse esistono, non dobbiamo pensare sempre al volontariato ma esiste un piano finanziato per lavoro vero dei professionisti. Ho assistito alle cariche della polizia verso manifestanti, persone che hanno conosciuto guerra: non è pensabile che davanti a questi fatti non ci sia nessun rappresentante istituzionale. Altro tema: la consulta dei migranti non ha funzionato, nonostante stiano aumentando gli stranieri a Cagliari”.

Casu: “La consulta dei migranti esiste ma è da tempo che non si riunisce. Un plauso va ai volontari che stanno in trincea ogni giorno. Ho avuto una compagna marocchina e ho avuto la fortuna di viaggiare molto ma allo stesso tempo ho vissuto i problemi di integrazione. Odio i limiti mentali, ma è evidente che il sindaco di Cagliari non dovrebbe permettere che la piazza Matteotti diventi una grande kashba abbandonata a se stessa”.

Marco Granata, dell’associazione Peter Pan Onlus, chiede: Cagliari può essere città di accoglienza per i disabili?

Casu: “Cagliari ha tutte le carte in regola, basterebbe mettere in pratica quello che chiedono le famiglie. Si potrebbero ad esempio mettere a disposizione immobili e strutture di proprietà comunale e regionale”.

Lobina: “Abbiamo tantissime associazioni culturali e del sociale che potrebbero lavorare insieme per creare una città di eccellenza sui temi della disabilità. Manca però uno spazio comune, condiviso”.

Massidda: “Il porto di Cagliari per due volte è stato nominato per due volte il porto più accogliente ed efficiente per l’handicap. Spero di ottenere quei fondi per trasformare Cagliari in smart city. Se vogliamo diventare città internazionale dobbiamo fare cose concrete”.

Matta: “Nei giorni scorsi avrete letto sulla stampa di Francesco, il primo laureato con sindrome di autismo, 110 e lode. Ci sono potenzialità per candidare Cagliari a città di eccellenza. Non ho ricette particolari e non credo ai grandi slogan, credo che ci sia la possibilità concreta per un vero dialogo tra amministrazione e università ma perché tutto questo possa essere reale occorre un salto culturale della classe politica per cercare forme di ascolto continuo, e non solo preelettorale”.

MINORI E FAMIGLIE

Le domande attorno alle comunità di accoglienza per minori e in generale i problemi legati alle famiglie e alla dispersione scolastica vengono formulate da Federica Selvatici (Agevolando Sardegna), Stefano Piziali (We World/Frequenza 200), padre Elia Salis (Fondazione Somaschi), Franco Milia (Federazione Isperantzia e Salesiani per il Sociale).

Matta: “Credo che la questione dell’accoglienza dei minori sia una galassia che non si conosce. Per prima cosa farei un workshop per mettere insieme domanda e offerta di questo mondo per creare una rete che assicuri una concretezza nell’agire, dato che il primo problema è l’isolamento, l’agire individuale. Noi vogliamo agire in discontinuità rispetto al passato”.

Massidda: “Credo molto nel lavoro che stanno facendo le associazioni e le realtà che oggi ci stanno ospitando, e credo molto nell’assistenza domiciliare. Un sindaco non può ragionare da solo, deve mettersi continuamente a confronto con chi questi problemi li affronta nel quotidiano. Credo che risorse dei cittadini debbano essere messe a disposizione di realtà del genere spesso affrontate da volontari soli”.

Lobina: “Per tutti i volontari e le volontarie vale un detto sardo: “No est scetti a s’indi scidai chizzi, esti a inzertai s’ora”. Non c’è solo dare tutta l’anima ma anche fare le scelte giuste: se mi dovessero chiedere qual è il problema più grave oggi direi la dispersione scolastica. Ci dovrebbe essere una programmazione di interventi triennale e non annuale, un osservatorio che agisca in trasparenza, onestà e chiarezza. Serve un’analisi sincera che coinvolga la cittadinanza tutta”.

Casu: “Occorre che tutte le amministrazioni comunali inizino ad attivare percorsi formativi con tirocini anche dentro l’amministrazione. La disattenzione verso certi argomenti la fa da padrona. La dispersione scolastica forse è da affrontare anche tramite una consulta chiara che si occupi di questi argomenti e che inizi a coinvolgere le associazioni, senza trascurare le periferie”.

La discussione è proseguita con le domande raccolte tra il pubblico.

Francesca Mulas

 

 

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