Stadio Is Arenas, il teste accusa: “Assessore si accorse di irregolarità”

Sfilata di testimoni dell’accusa al processo in tribunale a Cagliari per lo scandalo sui presunti abusi legati alla costruzione dello stadio Is Arenas, a Quartu Sant’Elena, scelto dal Cagliari calcio come alternativa al Sant’Elia, all’epoca indisponibile per le partite della serie A.

Chiamati dal pm Enrico Lussu sono comparsi davanti al collegio della prima sezione l’ex soprintendente delle belle arti e beni archeologici, Marco Minoia, oltre alla funzionaria della soprintendenza di Cagliari, Donatella Fiorino. Per il primo è stata una deposizione durata una manciata di minuti, mentre il racconto della seconda è stato ritenuto particolarmente incisivo dall’accusa. Secondo la Fiorino, l’ex assessore ai Lavori Pubblici di Quartu, Stefano Lilliu (finito in carcere assieme all’ex sindaco Mauro Contini e all’ex presidente del Cagliari, Massimo Cellino), le avrebbe riferito di essersi accorto che la società rossoblù stava costruendo i cosiddetti “formaggini” (le tribune a forma di quarto di cerchio) dello stadio in difformità rispetto al progetto.

Non era presente in aula l’attuale patron del Leeds, Massimo Cellino, accusato insieme ad altri, e a vario titolo, di tentato peculato, falso e violazioni di norme urbanistiche. Era invece presente l’ex sindaco Contini. Prossima udienza il 13 luglio. Sono sotto processo anche l’imprenditore Marcello Vasapollo, committente dei lavori, il geometra Graziano Mossa, il coordinatore della sicurezza Raffaele Perra e il direttore dei lavori Giacomo Manca, oltre ad Andrea Masala, dirigente del Comune di Quartu. Secondo l’accusa gli imputati erano pronti a utilizzare 365 mila euro di soldi pubblici per lavori legati allo stadio (cabina elettrica, recinzione e strada di accesso all’impianto) che avrebbe invece dovuto pagare il Cagliari calcio.

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