L’orizzonte, in termini astronomici, è la linea, mobile e dinamica, che divide la Terra dal cielo. In filosofia indica in generale il limite in cui si separano, ma anche si collegano, l’indeterminato e il determinato, il finito e l’infinito. Per i fotografi è quella diabolica linea dritta che divide in due l’immagine e che non sai mai dove collocare.
Per Antonio Rovaldi, artista e viaggiatore (o viceversa, fate voi), autore del libro “Orizzonti in
Italia” edito da Humboldt Books in collaborazione con il Museo MAN di Nuoro (che ha ospitato la sua mostra “Mi è scesa una nuvola” lo scorso anno) non ci sono dubbi: l’orizzonte è al centro del fotogramma.
Il libro di Rovaldi è il resoconto di un viaggio in bicicletta attraverso l’Italia, con un’ampia digressione in Sardegna, dove l’autore, con la terra alle spalle, ha fotografato gli orizzonti. Tutti rigorosamente dritti e al centro del fotogramma e con l’inquadratura in verticale, a formare una lunga linea continua che concatena i fotogrammi.
Sullo sfondo lontane visioni: piccole isole, navi che entrano o escono dall’inquadratura, bagnanti solitari. “Se si osserva prima l’immagine di sinistra e poi quella di destra — scrive Francesco Zanot nel testo di presentazione — improvvisamente si scopre tutto ciò che veniva nascosto dai margini dell’inquadratura (la vegetazione sulle dune, la trasparenza dell’acqua, persino due persone abbracciate in riva al mare…). A fare il contrario , invece, compaiono i dettagli di un soggetto che in precedenza si poteva soltanto intuire (è un gommone bianco come il gesso. Forse sono scesi da qui quegli amanti?)…
Antonio Rovaldi è nato a Parma nel 1975. La sua ricerca si muove intorno a tematiche relative alla percezione dei luoghi, del paesaggio, mettendo sempre in relazione i differenti media utilizzati, come la fotografia, il video e la scultura. Dal 2006 Rovaldi divide la sua città di adozione, Milano, con New York dove ha partecipato a diverse residenze d’artista e a mostre. Tra le sue personali più recenti si segnalano quella all’Hirshhorn Museum di Washington DC, alla galleria The Goma a Madrid al Museo MAN di Nuoro.
«Ho viaggiato in bicicletta da solo — dice Rovaldi— per oltre due mesi lungo il perimetro della penisola italiana e poi, per due settimane, intorno alla Sardegna. Ho raccolto centinaia di fotografie di orizzonti che, giorno dopo giorno, andavano a comporre un pentagramma cromatico di mari e di cieli. Alla fine ho potuto ricostruire, immagine dopo immagine, dentro i confini del mio studio, una linea che traccia una distanza nel paesaggio italiano.»
Il libro comprende le immagini della mostra del MAN e di quella precedente a Roma. Edito da Humboldt Books, raccoglie l’intero progetto “Orizzonte in Italia”. Più che il catalogo bilingue delle mostre è un diario di viaggio un po’ surreale con appunti, immagini, disegni e testi di Lorenzo Giusti, Leonardo Passarelli, Pier Luigi Tazzi e Francesco Zanot. Non manca un accurato resoconto del cibo consumato durante il viaggio, comprese le 180 banane, indispensabile riserva energetica per i cicloviaggiatori.
Se molti di noi non sanno dove collocare l’orizzonte nelle fotografie, la ricerca del nostro artista/viaggiatore ci indica una soluzione. Quell’orizzonte seriale, linea visibile ma inesistente, così tenacemente fotografata da Rovaldi, è il simbolo e la metafora del viaggio, la meta lontana, l’altrove, l’infinito sconosciuto che attrae e spaventa il viaggiatore. Per lui l’orizzonte può avere una sola collocazione: al centro del fotogramma e del suo universo immaginario.
Enrico Pinna