Un’altra vittoria sfumata: il Cagliari pareggia con la Salernitana

La fiammella non si è spenta definitivamente, ma per questo Cagliari, che in extremis è riuscito a strappare un forse  inutile pareggio  nella bolgia dello stadio Arlechi, suona la musica del requiem.

Un’altra vittoria sfumata contro un’avversaria alla sua portata, come sempre è stato in tutto questo campionato che sta portando i rossoblù in serie B. C’è da ripetere, meritatamente.  Non è  pensabile che domenica prossima questo Cagliari possa fare punti contro l’Inter che si sta giocando lo scudetto. Solo la matematica tiene in piedi una salvezza oggettivamente distante anni luce. 

No, non si poteva e non si doveva arrivare a questa situazione  di partite da dentro o fuori nel finale di campionato. Il Cagliari costruito maldestramente da Giulini e Capozucca e diretto ancora peggio da un allenatore (Mazzarri) che ha dimostrato di aver finito – se mai le ha possedute –  le doti di tecnico capace e decisivo. La partita di oggi con la Salernitana, che arrivava gasata da tre vittorie e un pareggio, si è rivelata in campo anche meno impossibile del temuto.  

I campani non hanno fatto niente di trascendentale nonostante giocassero sulle ali dell’entusiasmo e dell’incitamento assordante dei tifosi. I rossoblù non ne hanno saputo approfittare, confermando la loro debolezza in ogni settore del campo. Sembrava quasi volessero accontentarsi di un pareggio tanto sono apparsi  abulici negli attacchi portati alla porta di Sepe. Purtroppo, questo è il vino che per tutto il campionato ha dato la botte di una squadra che, per il futuro (sia in A o B) deve essere smantellata e rifatta di sana pianta. Un discorso vecchio di lunga data, che la società non ha voluto intendere. O meglio, ci ha anche provato, commettendo però errori madornali nelle sue campagne acquisti. 

Ha acquistato le figurine di giocatori ormai finiti, ha riconfermato elementi  per puro sentimentalismo, non ha colmato le lacune che anche  l’ultimo dei tifosi conosceva a menadito. Ma soprattutto,  e questa è la mamma di tutti gli errori, ha lasciato andar via per poche centinaia di migliaia di euro – spesi poi a valanga in acquisti che già si temeva potessero rivelarsi autentici flop –  l’unico leader presente in organico, colui che avrebbe davvero fatto la differenza e risollevato questo Cagliari  quasi sempre inguardabile. Si parla di Nainggolan, che sarà anche in età non più giovane e avvezzo alle trasgressioni nei momenti di vita privata (sono comunque affari suoi), ma che ha il cuore e la pelle con i colori rossoblù cagliaritani.  Nello spogliatoio sarebbe stato capace di prendere per il colletto qualche compagno  e fargli sputare sangue in campo.

Ci aspetta adesso un’altra settimana di calvario e, per i più ottimisti, di residua speranza prima che cali il buio della retrocessione. Domenica alla Unipol Domus sarà probabilmente un funerale calcistico, ma anche l’occasione per dire bye-bye a gran parte di questa rosa. E ricominciare da zero, o quasi.

L.On 

SALERNITANA (3-5-2): Sape; Gyomber, Radovanovic, Fazio; Mazzocchi, Coulibaly, Bohinen (60 Kastanos), Ederson, Ruggeri (Zortea);  Djuric (Bonazzoli), Verdi (Perotti). (All: Nicola)

CAGLIARI (3-5-2): Cragno; Ceppitelli (80 Baselli), Lovato, Altare; Bellanova,  Deiola (72 Pereiro), Grassi, Rog (58 Marin), Lykogiannis; Joao Pedro, Pavoletti (Keita). (All:Agostini)

ARBITRO. Di Bello

RETI: 69 Verdi (r), 100 Altare

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