Claudio Ranieri parla agli studenti dell’Università. “Mancano punte? Aspettiamo il nuovo Gigi Riva”

“Non ci sono centravanti in Italia? Penso che sia solo una questione generazionale, ritorneranno. C’è un tempo per tutto: una volta era il momento dell’Olanda, poi c’è stato quello della Germania. Forse bisogna aspettare che rinasca Gigi Riva“. Parola di Claudio Ranieri, questa volta non in conferenza stampa ma come “professore” di calcio davanti agli studenti dell’Università di Cagliari nel progetto All around soccer insieme all’Aiac. Anche Ranieri in realtà era un centravanti: “Sino ai 20 anni effettivamente ero una punta – ha detto l’allenatore del Cagliari -, giocavo nella Primavera e nella De Martino della Roma, lo dico sottovoce perché non la buttavo dentro mai. Mi hanno reinventato difensore. E in serie A ho esordito in quel ruolo. Questo anche per dire dell’importanza della tenacia: io nel mondo del calcio in qualche modo ci volevo comunque stare. Due volte sono stato bocciato nei provini della Roma, poi mi ha preso Helenio Herrera dopo che ero stato scartato”.

Ranieri ha parlato dell’importanza di essere se stessi: “Non riesco a rinunciare a quello in cui credo – ha ricordato -, mi ricordo che in Spagna volevano che si palleggiasse e che si comandasse il gioco. All’inizio al Valencia vedevo che la squadra giocava così, ma io dicevo ai giocatori: la porta è là ma non ci arriviamo mai. Allora ho detto, io voglio una squadra che punti diretta all’obiettivo, alla porta. Anche a costo di tenere da una parte le stelle. Pensavo che mi mandassero via subito. E invece con quella squadra siamo arrivati sesti, poi quarti. Con risultati ottimi anche dopo che sono andato via. E perché, quando nel derby ho tolto De Rossi e Totti? Sentivo che era giusto così, eppure ho rischiato grosso. Tutti e due però sono venuti con me in panchina a fare il tifo. È importante essere veri, perché i giocatori sentono quando non stai fingendo: solo così danno il massimo”. Il modulo perfetto? “Io ho giocato con tutti i moduli – ha detto Ranieri – perché bisogna adattarsi anche alle caratteristiche dei giocatori e alle situazioni che cambiano. E poi in una partita ci sono mille partite: bisogna leggerle tutte”.

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