L’INTERVENTO. L’assessore Spanu: “Rinnovare la Regione oltre qualunque egoismo”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Filippo Spanu, assessore Affari Generali, Personale e Riforma della Regione

Noi sardi, noi cittadini sardi, abbiamo bisogno di una Regione rinnovata.

Per la Giunta è un elemento fondamentale nel quadro degli impegni assunti nel corso della campagna elettorale e degli obiettivi delineati all’inizio della legislatura.

Insieme, vogliamo una macchina amministrativa più leggera e adeguata rispetto ai servizi che devono essere garantiti. L’Amministrazione deve essere più efficace e più vicina alle persone, alle famiglie, ai lavoratori, alle imprese, agli enti locali.

Siamo partiti impostando e approvando la legge sulla Semplificazione destinata a diminuire il peso della burocrazia. Questa legge sarà aggiornata nel 2018, secondo un principio di progressivo miglioramento, attraverso una consultazione dal basso.

Abbiamo anche iniziato a modificare le norme che regolano l’organizzazione (legge 24/2014) individuando alcune scelte essenziali: il sistema Regione, interventi sulle direzioni generali, la valutazione, l’avvio di modelli organizzativi trasversali, l’alleggerimento del peso della politica.

Non siamo riusciti però a impiantare, nell’immediato, la riforma della Regione, la completa riforma statutaria che avrebbe facilitato il compito di riorganizzazione.

Due fattori esterni hanno frenato lo sviluppo del nostro percorso verso una Regione nuova.

Un fattore culturale, che condiziona la macchina e chi deve farla funzionare al meglio: la diffusa conflittualità interna alimentata da scarsa fiducia nella classe dirigente e nella sua capacità di cambiare le cose. Sfiducia associata a divisioni tra le varie categorie, tutte invariabilmente convinte di essere vessate. Questo atteggiamento, a volte sostenuto, a volte subito dai sindacati, rende difficile il cambiamento con un fuoco di fila di sospetti, denunce e ricorsi che tendono a paralizzare le azioni intraprese.

L’altro fattore è legato ai vincoli di finanza pubblica e ha impedito sino a poco tempo fa di avviare un incisivo piano di reclutamento di nuovo personale.

Questa sostanziale e forzata immobilità organizzativa, con pochissimi ingressi e molte uscite, ha fatto aumentare notevolmente l’età media di dipendenti e dirigenti e ne ha ridotto la presenza rispetto alle posizioni nevralgiche da coprire.

Dal momento in cui ha avuto inizio il mio mandato, un anno fa, ho chiaro quindi che bisogna fare di tutto per procedere con regole nuove e condivise (leggi, accordi, contratti) e nuovi ingressi in tutti i ruoli chiave (reclutamento di dirigenti e funzionari).

Ma i nuovi ingressi, da soli, non saranno sufficienti a migliorare la macchina: occorre infatti riqualificare il personale, eliminare i doppioni organizzativi, gestire, insomma, un nuovo sistema.

Mentre pensiamo a tutto questo non possiamo dimenticare che la Regione ha fatto, negli anni passati, gravi errori di programmazione, alimentando posizioni precarie o incerte nei suoi quadri e nei rapporti tra le categorie contrattuali.

Noi abbiamo il dovere di non lasciare indietro nessuno.

Per questo, nel rispetto di tutti, abbiamo rivolto la nostra attenzione alle stabilizzazioni e alla concreta soluzione di alcune vicende, quali quella degli ex lavoratori Hydrocontrol, che stavano generando gravissimi danni all’organizzazione ed alle persone.

Altrettanta attenzione riserveremo alla soluzione delle altre situazioni in sospeso.

Abbiamo avviato il reclutamento con l’intenzione di avere competenze nuove per una Regione finalmente rinnovata. Ad oggi abbiamo mobilitato 29 posizioni dirigenziali (16 delle quali da mettere a concorso usando il corso-concorso), e 228 posizioni per nuovi funzionari e intendiamo arrivare entro la fine della legislatura a un totale di 350 posizioni.

Siamo inoltre intenzionati ad attivare, con evidenza pubblica, almeno 12 posizioni per dirigenti a termine (così come previsto in tutta la pubblica amministrazione).

Il Consiglio di Stato ha recentemente stabilito che dobbiamo comunque farlo con una modifica alla Legge 31, e su questo punto, stiamo coinvolgendo la maggioranza affinchè la norma venga esaminata dal Consiglio entro poche settimane.

Dobbiamo riacquistare, a partire dai dirigenti, uno spirito cooperativo che si è perso da molto tempo e che, nel quadro che ho rappresentato, è un aspetto essenziale.

Deve però essere chiaro che non si può fare molta strada se ognuno continua a ragionare in maniera egoistica cercando di bloccare con ricorsi, denunce o altri tipi di ostacoli il processo di cambiamento

Non si tratta di chiedere alle parti di rinunciare all’esercizio dei propri diritti, ma di inquadrarli in un contesto di maggior fiducia e di gradualità per raggiungere gli obiettivi comuni.

Il mio impegno personale è quello di garantire la serietà dei processi dando certezza che la politica non interferirà in maniera arbitraria.

È una grande occasione per tutti. Non sprechiamola.

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