Rimpasto Giunta, congresso Pd e il caso Anci: tutto rinviato a dopo Natale

La politica sarda si prepara a festeggiare il Natale senza aver fissato la scadenza delle partite che contano: rimpasto della Giunta, congresso Pd e presidenza Anci.

La politica sarda si prepara a festeggiare il Natale senza aver fissato alcuna scadenza sulle partite che contano: il rimpasto della Giunta, la conferma del congresso Pd per il 26 febbraio 2016 e la scelta del nuovo presidente di Anci, ovvero l’associazione che riunisce i 377 Comuni dell’Isola.

Le tre questioni sono intrecciate e hanno origine proprio nella paralisi del Partito democratico, forza di maggioranza relativa nella coalizione che governa la Regione. Ma dopo la vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre, il garante Gianni Dal Moro non è più tornato in Sardegna. Ogni discussione è rinviata a dopo le feste.

L’assenza di una guida tra i dem sta complicando intanto la trattativa sul rimpasto della Giunta, perché senza un segretario è difficile sedersi intorno a un tavolo insieme al governatore Francesco Pigliaru. Ciascuna delle anime interne ha il timore di perdere potere, se venisse rappresentata dalle altre correnti nel confronto sulla scelta dei nuovi assessori. E quindi sul metodo da seguire per rinnovare la squadra.

L’ultima ipotesi sullo schema di rimpasto è emersa nei giorni scorsi, ma è solo un’opzione: i partiti sono orientati su una cura pesante. Ovvero, il cambio di sei-sette caselle dando la preferenza a nomine politiche e non a quelle tecniche. Finora, da quando hanno lasciato l’incarico gli assessori Gianmario Demuro ed Elisabetta Falchi, rispettivamente il 6 e il 7 dicembre scorsi, sono emerse diverse soluzioni, compresa la sostituzione dei soli dimissionari, secondo una terza via che però non sembra andare più per la maggiore.

Quanto al congresso Pd, il dibattito si è riaperto ma non ci sono certezze sulla data. La corrente dei popolari-riformisti, che riunisce le aree di Antonello Cabras e Paolo Fadda, ha chiesto di confermare la scadenza del 26 febbraio 2017, concordata nell’assemblea del 19 settembre. Ma qualcosa di più si saprà solo a metà gennaio, tra il 10 e il 15, quando il garante Dal Moro ha intenzione di convocare la Direzione del partito.

Come ogni fase congressuale, dovrà essere nominata una commissione, cui spetterà redigere il regolamento da sottoporre poi al vaglio dell’Assemblea. A quel punto, visti i tempi, è probabile che salti la nomina del cosiddetto direttorio, ovvero il gruppo ristretto inizialmente ipotizzato da Dal Moro per affiancarlo nel suo lavoro di garante. Tuttavia, se il percorso preparatorio comincia a metà gennaio, non si esclude uno slittamento delle primarie a marzo. Sul fatto che si facciano, invece, non ci sono più dubbi: Matteo Renzi resta il segretario, quindi non esiste il problema di dover cambiare prima i vertici nazionali.

Infine il caso Anci: l’associazione dei Comuni è ancora bloccata dopo che sono state annullate le elezioni dello scorso settembre. A fine novembre, per superare l’impasse, l’esame delle carte è finito in mano a collegio arbitrale, ma il verdetto finale non è ancora arrivato. Sullo sfondo, anche in questo caso, c’è un problema interno al Pd essendo esponenti dem entrambi i candidati alla presidenza: Giuseppe Ciccolini, sindaco di Bitti, espressione della nomenklatura del partito, ed Emiliano Deiana, primo cittadino di Bortigiadas, in corsa da indipendente.

A venire fuori è un quadro politico ingessato: l’unica speranza è che il Natale porti consiglio. Per ora resta inascoltato quel 72,22 per cento di No che in Sardegna ha bocciato la riforma Renzi-Boschi. Quindi il Pd prima di tutto. Ma l’esito del voto è stato legato anche a una valutazione sull’azione della Giunta.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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