La Giunta regionale non si tocca prima di fine ottobre. Nei giorni scorsi è stato lo stesso Christian Solinas ad annunciare la decisione di prendere tempo. Ufficialmente la motivazione è che il 20 e il 21 sono programmati gli Stati generali del centrodestra, ovvero il nuovo nome dato dalla coalizione al patto di fine legislatura di cui in maggioranza se ne parla inutilmente da mesi.
In realtà la strategia di Solinas è un po’ diversa: il governatore ha preso tempo perché, filtra da ambienti politici, vuole aspettare che prima si formi il nuovo governo di Giorgia Meloni, la vincitrice delle Politiche 2022, quando Fdi è diventato il primo partito in Italia attestandosi al 26 per cento sia alla Camera che al Senato.
Quando Solinas, a fine settembre, ha annunciato il rinvio del rimpasto a ottobre, nessuno ha collegato il fatto che martedì il governatore doveva presentarsi davanti alla gup Ermengarda Ferrarese, chiamata a decidere sul suo rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. La giudice ha deciso nel peggiore dei modi per il presidente della Regione, ritenendo che gli elementi prodotti dal pubblico ministero Andrea Vacca contro Solinas siano stati sufficienti per sostenerne in giudizio l’accusa relativamente alla nomina dei Dg Silvia Curto e Pasquale Antonio Belloi.
La decisione della Gup di aprire un processo contro il governatore ha stravolto politicamente la forza di un Solinas già debole anche in termini di consenso, ciò che lo colloca come il penultimo presidente di Regione meno gradito in Italia, stando alla classifica annuale de Il Sole 24Ore. Ma adesso per il capo della Giunta sarda si pone il problema della ricandidatura, perché l’abuso d’ufficio è uno dei reati per cui la legge Severino sull’anticorruzione impone la sospensione dall’incarico anche in caso di condanna in primo grado. Una situazione identica a quella vissuta da Francesca Barracciu nel 2014.
Solinas è indebolito pure dalla questione giudiziaria perché in caso di condanna decadrebbe dall’incarico e farebbe tornare la Sardegna alle urne; ecco perché potrebbe aspirare a un posto di sottogoverno. Tuttavia è estremamente difficile che per lui si apra la possibilità di un posto a Roma, a maggior ragione dopo la decisione della Gup di rinviarlo a giudizio. Si aggiunga il fatto che i rapporti tra Solinas e il suo unico sponsor a Roma, il capo della Lega Matteo Salvini, sono ormai freddissimi. Idem come sopra con l’ex commissario Eugenio Zoffili. Non c’è quindi motivo perché Solinas possa davvero giocarsi un posto nel nuovo Esecutivo a guida Meloni.
Per un altro verso, rispetto ai consiglieri regionali in carica, è improbabile che un sottosegretario venga pescato tra gli attuali onorevoli della Sardegna. Anche perché due Fdi su quattro, ovvero il capogruppo Francesco Mura e l’assessore Gianni Lampis, sono stati eletti alla Camera, gli altri due (Antonio Mundula e Fausto Piga) non sono in corso per ricoprire incarichi a Roma.
Sulla carta non ci sono impedimenti perché Solinas procede con il rimpasto della Giunta senza aspettare le mosse romane. Per di più i margini di manovra sono abbastanza ristretti: la Lega, per il tramite del commissario Dario Giagoni, anche lui pronto a lasciare il Consiglio regionale per Montecitorio, ha già fatto sapere che il Carroccio non rinuncerà alle tre deleghe in Giunta, perché quella ripartizione era stata fatta in base al risultato elettorale del 2014.
Tre anni e mezzo fa a gran parte degli alleati era parsa ingiusta l’assegnazione alla Lega di tre casella nell’Esecutivo regionale, visto che le camicie verdi avrebbero preso anche la presidente dell’Aula. Ma allora Solinas doveva ringraziare Salvini, senza il quale non sarebbe mai stato il candidato presidente in quota centrodestra. Allora la Lega era il partito più forte della coalizione. Oggi lo scenario politico è totalmente cambiato: Salvini perde voti, mentre la Meloni è la nuova indiscussa leader.