Riforma Province, niente incarichi gratuiti: rimborsi (o compensi) per tutti

Non saranno gratuite le cariche nelle Province che restano, così come nelle Unioni dei Comuni e nella Città metropolitana di Cagliari.

Percepiranno un compenso – e saranno gli unici in Italia – , i consiglieri delle quattro Province isolane che resteranno in piedi anche dopo la riforma. Ovvero, Sud Sardegna (raccoglierà il Cagliaritano ad esclusione dei 17 Comuni della futura Città metropolitana), più Oristano, Nuoro e Sassari. Ma l’incarico non sarà gratuito nemmeno per gli amministratori locali che governeranno la Città metropolitana e le Unioni dei Comuni, cioè le associazioni tra Municipi pronte a diventare obbligatorie in tutta l’Isola. Con un punto fermo: sia dove le Province verranno cancellate, cioè nel Sulcis, nel Medio Campidano, in Gallura e in Ogliastra, sia dove restano, alle Unioni passano le funzioni secondarie su Turismo, Protezione civile, Cultura, Sport e Formazione professionale. Invece: scuole, strade e ambiente, che sono competenza primaria degli enti intermedi, verranno gestite secondo il vecchio schema delle quattro Province storiche, anziché con una ripartizione a otto.

Il compenso è stato introdotto nella nuova versione del riordino, riscritta dalla commissione Riforme del Consiglio regionale che da nove mesi sta esaminando il ddl della Giunta approvato a gennaio 2015, su proposta dell’assessore Cristiano Erriu. L’organismo di via Roma non solo ha tolto dal testo tutti i commi che prevedevano la gratuità degli incarichi, ma in due articoli ha introdotto l’obbligatorietà del pagamento.

La cornice della variazione è contenuta intanto nel comma 6 dell’articolo 1. Si legge: “Al fine di assicurare ai cittadini l’effettivo accesso alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, gli enti locali dispongono in materia le adeguate misure giuridiche e finanziarie”. L’ammontare dei compensi, però, è rimandato a un successivo “regolamento che il Consiglio regionale dovrà approvare” dopo la riforma. Così stabilisce l’articolo 71 bis, comma 1.

Ma siccome la legge nazionale Delrio sul riordino delle Province ha imposto la riduzione della spesa, la commissione Riforme ha scritto al comma 3 dell’articolo 71 bis per mettersi al riparo da eventuali impugnazioni da parte del governo Renzi che, proprio per i compensi introdotti, ha stoppato la riforma della Sicilia. “Il regolamento – si legge nel comma 3 – prescrive le modalità con le quali le cariche elettive e rappresentative sono svolte, secondo il principio generale della gratuità delle stesse”, da intendersi, però, “senza oneri effettivi per coloro che le ricoprono”. In buona sostanza, nella peggiore delle ipotesi ci saranno rimborsi per tutti, altrimenti si arriverà a fissare un vero e proprio gettone di presenza. Ma questo, appunto, lo deciderà il Consiglio regionale. Prossimamente.

L’introduzione del pagamento degli incarichi può essere considerata una vittoria di Roberto Deriu, il vicecapogruppo Pd nell’aula di via Roma. “Non abbiamo fatto nulla di straordinario né di illegittimo. Difendiamo i dettato costituzionale previsto agli articoli 51 e 54 della Carta, in cui è regolato l’accesso alle cariche pubbliche in condizioni di uguaglianza. Il reddito – sottolinea il dem – non può essere una discriminante, fino a impedire l’esercizio di una funzione politica”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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