Regionali, l’alleanza Pd, M5s e Progressisti obbliga alla via delle Primarie: ecco lo scenario

Alessandra Carta

La coalizione anti-centrodestra delle Regionali 2024 sta prendendo forma con l’ingresso sicuro dei Cinque Stelle nella tradizionale alleanza a guida Pd e Progressisti. Uno schema, quello del vecchio Ulivo, che non basta più per vincere: di qui l’apertura agli M5s. Ma per contro l’allargamento a una forza politica di pari peso rispetto al Partito democratico complica la scelta del leader e fa spuntare all’orizzonte l’obbligo delle Primarie.

Sulla carta problemi non ce ne sono: gli M5s, con le varie Regionarie e Parlamentarie, sono avvezzi a dare la parola alla base del movimento, così come Pd e Progressisti fanno da anni. E sempre sulla carta non ci sono fattori esterni che possono incidere, sino a favorire, questo o quel candidato: le Primarie sono davvero il percorso più democratico per chiudere il cerchio sulla leadership senza scontentare nessuno.

Guardando proprio in casa Cinque Stelle, la consultazione della base metterebbe fine anche al dualismo tra la deputata Alessandra Todde e la consigliera regionale Desirè Manca: l’una sta facendo la sherpa di se stessa, essendo la più alta in grado del suo gruppo; la Manca, invece, può contare sul sostegno di Ettore Licheri, il capo sardo degli M5s nonché senatore alla seconda legislatura e dirigente nazionale, al pari della Todde, essendo entrambi vicinissimi al presidente Giuseppe Conte.

Molto meno radicalizzata la leadership nel campo di Pd e Progressisti, dove non esiste imprimatur su nessuno. Ci sono i potenziali candidati, questo sì: dal sindaco di Quartu, Graziano Milia, all’ex governatore Renato Soru passando per l’ex assessore Paolo Maninchedda. Nomi pesanti che aprono a schema diversi ma senza decisioni prese. Milia, ad esempio, si presta a un allargamento della coalizione al campo moderato; Soru permetterebbe al Pd di non cedere lo scettro; Maninchedda riuscirebbe a portare dentro anche l’elettorato autonomista.

Il secondo problema che il tavolo Pd-M5s-Progressisti non può ignorare riguarda l’effetto novità: per ideologia, i Cinque Stelle credono nei nomi nuovi. Quindi hanno più difficoltà ad accettare le candidature di politici di lungo corso come Milia, Soru e Maninchedda. Ma con le Primarie anche questo nodo verrebbe meno perché sarebbero gli elettori a decidere attraverso le urne delle Primarie.

Venerdì scorso i Progressisti hanno aperto le prove di alleanza chiamando a raccolta al Caesar’s hotel davvero tutti: c’era il Pd, c’erano i Cinque Stelle, c’erano Maninchedda, Soru e Milia (sebbene quest’ultimo non sia intervenuto). È venuto fuori che i dem, attraverso il segretario regionale, Piero Comandini, hanno chiarito di non voler imporre scelte e di non avere un prediletto. Licheri, dal canto suo, si è detto pronto a essere della partita. Idem i Progressisti che, proprio per raccogliere le adesioni, hanno organizzato l’incontro.

Altra cosa è la velocità delle decisioni: tra otto mesi si aprono le urne delle Regionali. Se Pd, Progressisti e M5s non decidono il da farsi prima dell’estate, la scelta del leader sembra la solita spartizione di potere, fine a se stessa. Per recuperare terreno e costruire un progetto credibile, il fatto tempo non va messo in secondo piano. Anche perché nel centrodestra ci sarà spargimento di sangue: il presidente Christian Solinas venderà a caro prezzo il ritiro dalle Regionali, visto che da uscente ha in qualche modo una precedenza rispetto agli altri candidati.

Si aggiunga che la premier Giorgia Meloni è ancora in luna di miele col Paese: il peso enorme degli Fdi, sopra il 24 per cento, sono uno zoccolo duro elettoralmente parlando. E anche di questo Pd, M5s e Progressisti non potranno non tenerne conto: la coalizione anti-Solinas (o chi per lui) sarà tanto più forte, quanto prima riuscirà a chiudere l’accordo.

L’ultima annotazione riguarda le scadenze del 2024: i sardi non saranno chiamati alle urne solo per le Regionali di febbraio. A maggio si voterà pure per le Europee. In più a Cagliari e a Sassari si andrà a nuove elezioni per scegliere il sindaco. Per un verso, questa ricchezza di appuntamenti può facilitare gli accordi perché la torta da dividere è bella grande.

Alessandra Carta

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