Referendum trivelle, primi dati: alle 12 sull’Isola ha votato l’8,96 per cento

In linea con il trend nazionale anche in Sardegna si registra una bassa affluenza al voto per il referendum sulle trivelle in mare. Alle 12 nell’Isola ha votato l’8,96% degli aventi diritto. Le province in cui è registrato un maggior numero di votanti sono Cagliari con l’9,70% (in città si è arrivati al 9,94%) e a Oristano con il 9,69%.

Maglia nera all’Ogliastra con solo il 6,81%. A Nuoro, invece, si arriva poco oltre il 9%, a Sassari all’8,44%, nel Sulcis all’8,61%, nel Medio Campidano all’8,82% e in Gallura al 7,71%.

Singolare il caso di Arborea, nell’Oristanese: nella cittadina simbolo della lotta alla trivelle, questa volta sulla terraferma, con il comitato cittadino che si oppone al progetto della Saras per l’estrazione di gas, la percentuale dei votanti ha toccato il 18,27%.

Dopo settimane di polemiche roventi, dunque, l’affluenza dei sardi alle urne è in linea a quella delle altre regioni. Pesa l’incognita del quorum: perché il referendum sia valido dovrà recarsi alle urne il 50% più uno degli aventi diritto. Sono chiamati al voto 1.381.578 elettori sardi, 671.745 uomini e 709.833 donne.

In Sardegna gli aventi diritto di voto sono esattamente 1.381.578. Le donne sono in maggioranza. Sono infatti 709.833, mentre gli uomini 671.745. Sono invece 1.835 le sezioni sparse in tutta l’isola. I sardi che potranno votare per la prima volta, cioè i neo-diciottenni, sono 27.443. Nei 377 comuni dell’Isola sono state costituite 1.835 sezioni elettorali. Si vota Sì per abrogare l’attuale norma e No per lasciare invariata la legge.

In vista del voto, Sardinia Post ha intervistato il presidente dell’Assemblea sarda, Gianfranco Ganau, e l’ex ministro Arturo Parisi: l’uno per il fronte del (leggi qui), l’altro a rappresentare le ragioni del No (leggi qui). La partita delle urne si gioca sul filo delle polemiche, dopo che a marzo i vicesegretari nazionali del Pd, Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, hanno invitato all’astensione. Un tiro poi corretto dal partito che ha lasciato libertà di voto pur continuando a parlare di “referendum inutile”.

Dal presidente del Consiglio regionale hanno preso le distanze sia il capo della Giunta, Francesco Pigliaru, che il segretario-europarlamentare Renato Soru. Ma se il primo ha detto che andrà alle urne e voterà no (qui il link), il secondo non ha mai chiarito cosa farà domenica. Nella Direzione del 2 aprile scorso Soru si è limitato a contestare l’opportunità del referendum (qui la cronaca da Oristano).

L’ultima volta che l’isola si recò alle urne per un referendum fu nel 2012. Ma si trattò di un referendum regionale, quello sull’abolizione delle province. Vinsero i Sì. L’affluenza risultò bassa: 35 per cento, ma due punti in più rispetto al tetto del quorum.

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