Quando in Sardegna si parla di urbanistica, e quindi di edilizia, il terreno di battaglia che ospita gli scontri più aspri è la costa. Il cemento fronte mare. Nella sua descrizione tecnica, la superficie di riferimento è la fascia dei 300 metri dalla battigia. Solitamente è sulla possibilità o meno di costruire in questa ‘zona rossa’ che si consuma il duello politico più duro: da una parte chi vorrebbe la costa totalmente blindata, chiusa ai nuovi mattoni; dall’altra chi ammette incrementi volumetrici pure in riva al mare, soprattutto con interventi di riqualificazione.
Per la politica sarda, è sembrata a lungo una questione di schieramento la decisione su cosa fare in quei 300 metri: il centrodestra si è tradizionalmente distinto per uno spirito ‘mattonaro’; sul fronte opposto tendeva invece a prevalere lo spirito ambientalista. Un tabù, questo della visione ideologica sullo sviluppo economico, che il centrosinistra, nella passata legisaltura, ha provato a sfatare scrivendo una legge urbanistica aperta all‘aumento di cubature in riva al mare. Poi il ddl è stato ritirato sull’ondata delle polemiche, proprio per il rischio di cementificare le coste.
E se la Giunta di Francesco Pigliaru, con Cristiano Erriu titolare dell’Urbanistica, si era fermata a un passo dalla discussione in Consiglio regionale, l’Esecutivo guidato da Christian Solinas ha tutta l’intenzione di arrivare sino in fondo normando la materia delle cubature in riva al mare all’interno di progetto complessivo sul governo del territorio. Il disegno di legge non è stato ancora scritto, ma la traccia di quello che potrà essere il testo è contenuta nelle modifiche fatte al Piano casa poco prima delle vacanze di Natale.
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Nel testo che il centrosinistra voleva portare in Aula, era previsto il 25 per cento di incrementi volumetrici a un massimo di 1.500 metri cubi. Così per la realizzazione di servizi come spa, piscine e aree congressi oppure per garantire l’ampliamento delle camere. Il dibattito si era concentrato anche sul numero dei posti letto e solo gli alberghi con un’offerta sotto la quota cento avrebbero potuto fare ricorso all’aumento di cubature per realizzare nuove camere. L’unico limite di salvaguardia imposto dal centrosinistra riguardava il Piano casa: gli alberghi che l’avevano già utilizzato non potevano comunque superare il 25 per cento di nuove cubature, anche nel caso di una nuova legge urbanistica.
Alla fine a spaccare il centrosinistra non fu il cemento in riva al mare, ma un’altra parte della legge (il lotto minimo nelle zone agricole e i progetti eco-sostenibili). Anche l’ala più ambientalista del Pd, quella soriana rappresentata dagli allora consiglieri Salvatore Demontis e Alessandro Collu, era favorevole all’incremento volumetrico in riva al mare, sempre per una quota del 25 per cento. Il dibattito allora fu molto aspro: il testo della Giunta, dopo un lungo periodo di confronto, fu cambiato. Ma questo non bastò a fermare la protesta degli ambientalisti. A settembre del 2018, quattro mesi prima delle Regionali 2019, il ritiro della legge.
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Lo scorso febbraio la maggioranza al governo della Regione ha cambiato colore: a Villa Devoto è arrivato il centrodestra che ha subito messo al sicuro il Piano casa (quello del centrosinistra) prorogandolo sino al prossimo giugno (leggi qui). Anche per gli alberghi lungo le coste è prevista la possibilità di fare interventi di riqualificazione. È stato lo stesso assessore regionale all’Urbanistica, Quirico Sanna, a spiegare per sommi capi come saranno le regole. “Ai proprietari delle unità immobiliari e a quelli delle strutture turistico-ricettive che ne hanno diritto, è concesso un ulteriore incremento del volume urbanistico esistente nel rispetto di alcune prescrizioni, quali l’impiego di fonti di energia rinnovabili e di materiali locali”.
Matteo Sau