La legge Salvacoste e lo stop al cemento nella fascia dei 300 metri dal mare devono rimanere un punto fermo nella salvaguardia dell’ambiente costiero della Sardegna. Sono i temi contenuti in una petizione online con la quale l’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico (Grig) chiede il ministro ai Beni culturali con delega al Turismo, Dario Franceschini, “un’attenta vigilanza sul mantenimento della disciplina di salvaguardia dei litorali presente nel Piano paesaggistico regionale (Ppr), attuativo del Codice dei beni culturali e del paesaggio”. La petizione fa anche riferimento a “recenti proposte di legge regionali che mirano a un vero e proprio svuotamento delle normative di difesa dei litorali, con particolare riferimento alla fascia costiera dei 300 metri dalla battigia marina”. In particolare “l’efficacia della salvaguardia viene posta in pericolo da reiterati provvedimenti legislativi che consentono incrementi delle volumetrie con l’alibi del sostegno alle famiglie (il Piano casa).
Nella petizione si chiede pertanto “il mantenimento dell’assoluta inedificabilità della fascia costiera della Sardegna con particolare riferimento alla fascia dei 300 metri dalla battigia marina, così come previsto nell’attuale normativa di salvaguardia costiera e nel piano paesaggistico regionale”. Secondo l’associazione, infatti, “è ampiamente condivisa nell’opinione pubblica la necessità di norme di tutela forti e efficaci per la difesa delle coste dalla trasformazione immobiliare e, in particolare, dalla speculazione edilizia”. Il testo approvato dalla Giunta prima di natale non è ancora stato esaminato dai consiglieri regionali, ma davanti alle prime polemiche degli ambientalisti il capogruppo sardista Franco Mula aveva assicurato: “Sono sicuro che nessuno abbia intenzione di cementificare. Anche noi siamo per la tutela delle coste, ma dobbiamo anche capire in che modo possa vivere la Sardegna. Dobbiamo ragionare con logica, senza sacrificare le coste, ma nemmeno blindare l’economia dell’Isola“.