Leghisti sardi, parabola e lite interna: Truzzu li caccia ma Solinas li sopporta

La Lega in Sardegna fa scoprire il vero volto dei due principali leader del centrodestra sardo: da una parte il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, che delle camicie verdi si è liberato, cacciandoli dalla Giunta; dall’altra il governatore Christian Solinas che non ha il coraggio di fare come il primo cittadino del capoluogo e, malgrado le molte risse scoppiate in questi due anni e mezzo di consiliatura, con il Carroccio continua a governare la Regione. Nel mezzo, le liti interne nel partito di Matteo Salvini, una frattura tenuta nascosta ma che scompensa molto gli equilibri (fragili) della Lega isolana.

Partiamo proprio da qui. Dallo scontro che divide il partito: il commissario Eugenio Zoffili e il collega deputato Guido De Martini, cagliaritano, oculista di professione, sono ai ferri corti. Zoffili e De Martini non si prendono più come un tempo, quando erano persino arrivati a scambiarsi il timone della Lega sarda. Era luglio del 2019 quando Zoffili, chiuse le elezioni regionali e nominati i Dg negli assessorati, cedette a De Martini il coordinamento regionale. Sempre con nomina diretta, senza sentire la base.

Sembrava l’inizio di un idillio. Il parlamentare di Erba, in particolare, non faceva che mettere foto su Facebook e De Martini c’era sempre. Tanto che qualche mese prima, a febbraio 2019, a pochi giorni dalle elezioni sarde, Dario Giagoni, attuale capogruppo in Consiglio regionale, in un audio circolato su WhatsApp si lamentava dell’amicizia tra i due deputati e brontolava perché “stanno attaccati tutto il giorno“. Una reciproca fedeltà che evidentemente non ha retto all’usura del tempo.

A fare da spartiacque tra il periodo felice e l’attuale guerra, il ritorno di Zoffili nell’Isola come commissario. È successo a metà maggio del 2020. “Torno per far ripartire la Sardegna“, annunciò su Facebook. Di fatto sfiduciando l’azione di De Martini, accusato tra le righe di non aver saputo tenere testa a Solinas. La pandemia rubava la scena da due mesi e mezzo e il governatore faceva l’uomo solo al comando, escludendo anche l’assessore leghista Mario Nieddu dagli incontri (senza domande) con la stampa.

Non è da escludere che la Lega smentirà di avere problemi in casa. Ma a Palazzo, tanto quello regionale quando in ambienti politici cagliaritani, i problemi nel Carroccio sardo sono storia nota. E a volte dibattuta con ironia per il livello del confronto interno. A De Martini viene quantomeno riconosciuto il merito di tenere testa a Zoffili, il quale durante il suo ritorno, coinciso con le Amministrative del 2020, raccolse una figuraccia alle urne di Quartu Sant’Elena, non piazzando nemmeno un consigliere nell’Assemblea municipale.

La Lega a Cagliari ha pagato proprio questa divisione interna. Roberta Perra, la ex capogruppo da sempre vicina all’oculista-deputato, è passata nell’Udc di Giorgio Oppi perché l’infinito scontro interno al Carroccio rendeva la vita politica impossibile. Alla corrente di De Martini faceva riferimento pure Paolo Spano, nominato assessore all’indomani delle Comunali di Cagliari nel 2019 e poi fatto fuori a gennaio del 2021 perché così ha voluto Zoffili. A Spano è succeduto Carlo Tack, silurato l’altro giorno da Truzzu per fare spazio al centrista Andrea Floris. Oppi ha fatto pace con Truzzu e la Lega è passata all’opposizione.

Il sindaco di Cagliari, che la matematica politica la conosce benissimo, ha messo nel conto tutto. Con l’operazione Lega-Udc ha perso un voto ma ha blindato i quattro dello scudo crociato. Quello perduto è del consigliere regionale Andrea Piras, che siede pure nell’Assemblea municipale di Cagliari, subentrato a Spano quando l’ex assessore si dimise proprio per entrare in Giunta, prima di finire nel mirino di Zoffili. Piras non lascia la poltrona in Comune perché gli subentrerebbe un leghista vicino a De Martini. E Zoffili non ha nessuna intenzione di cedere terreno all’ex amico  oculista. Insomma, il termometro del Carroccio sardo restituisce lo stato semicomatoso di un partito che dopo il botto del 2019 (figlio di un trend nazionale) è in caduta libera in termini di peso politico. Ovvero di capacità di incidere nell’attività amministrativa.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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