Contro-ordine dell’errata corrige. Un errore al cubo, praticamente. Ormai si fa persino fatica a fare sintesi sui cambi di rotta della Giunta di Christian Solinas. L’ultima farsa riguarda il bagno al mare. Che a mezzanotte e 59 minuti del 18 maggio, quando l’Ufficio stampa della Regione ha inviato ai giornalisti il pdf dell’ordinanza 23, sembrava si potesse fare. Nel pomeriggio di ieri, invece, la precisazione del presidente: “Si può andare al mare, ma c’è il divieto di balneazione”. Oggi l’assessore agli Enti locali, Quirico Sanna, ha dato la terza versione: “Si può entrare in acqua, ma bisogna rispettare il distanziamento sociale”.
La parte in commedia si sta consumando da ieri in un valzer di bugie e dichiarazioni assurde. Perché questo balletto di versioni che cambiano ha come cornice la stessa ordinanza regionale, la numero 23 appunto. Che in queste ore non è stata modificata. Eppure la Giunta sarda continua continua a dire tutto e il suo contrario.
La ridicolaggine sulla balneazione l’ha inaugurata ieri Solinas, precisando che “l’articolo 13” della 23 “autorizza l’apertura delle “attività turistiche relative alla balneazione”, ma l’articolo 15 “consente solo l’accesso” alle spiagge e agli arenili. Insomma, se la Regione non dà l’autorizzazione, non si possono mettere i piedi a mollo. Una barzelletta. Che non fa nemmeno ridere.
Sempre ieri ha provato Sanna a metterci una pezza. Al tg di Rai Tre Sardegna, l’assessore ha detto che la colpa era del Governo. Il titolare degli Enti locale ha scaricato su Palazzo Chigi il divieto di fare il bagno (ovviamente non è vero). Oggi lo stesso Sanna ha lavorato di fantasia e tirato fuori la versione del “bagno sì, ma distanziati”, spiegando che entrare in acqua adesso è possibile perché la Giunta si è confrontata “con le altre Regioni balneari”. Di cui, però, non vengono forniti ulteriori dettagli.
Insomma, ci sono voluti due giorni perché la maggioranza di centrodestra riuscisse a capire cosa fosse consentito in riva al mare. Un crescendo di brutte figure cominciato con la canna da pesca che tutto consentiva, a partire dal 4 maggio. Era l’ordinanza 20 firmata da Solinas il giorno prima. In Sardegna, in quei giorni, si poteva ancora girare solo nel proprio Comune. Ma con amo e lenza in macchina, il miracolo del via libera a qualunque spostamento. Anche muoversi liberamente da sud a nord. E viceversa.
In questo incertezza istituzionale, l’unica cosa sicura è che questo maggio sardo entrerà nella storia per somma di assurdità. Un maggio cominciato con i vescovi e i sindaci arrabbiati per i provvedimenti della Regione. Adesso c’è un’Isola intera assiste sgomenta ai chiari di luna sul bagno al mare. E non è finita: va ancora scritto il finale sulla partita del passaporto sanitario. O, in alternativa, dei test per i turisti agli arrivi. Sierologici o salivari. Chissà quante se ne sentiranno ancora da qui alle prossime settimane. (al. car.)