Fase 2, il pasticcio notturno di Solinas: c’è la mini ordinanza che sfida i sindaci

L’ordinanza promessa è arrivata. L’Ufficio stampa della Regione l’ha inviata ai giornalisti alle 23,44 di ieri, 13 maggio. È la sfida di Christian Solinas ai sindaci della Sardegna, accusati di aver “sollevato” sinora “dubbi interpretativi e incertezze”, si legge a pagina 6 del documento. Quindi, come annunciato nel ‘Punto stampa’ delle 18,30, ecco che il governatore ha deciso di “assumere la responsabilità delle riaperture“. Immediate, a partire da oggi, 14 maggio. Peccato che nella  stessa ordinanza – e siamo alla numero 22 – il presidente della Giunta scriva pure l’esatto contrario, cioè che in fondo lui, in solitudine, non può decidere un bel niente. Non solo: se nulla ripartirà, sarà ancora di nuovo colpa delle fasce tricolori, non della Giunta, stando a quanto scritto. Infatti a pagina 9 il testo recita: “I sindaci, che valutino necessario e/o opportuno ai fini della miglior tutela della salute pubblica sul proprio territorio il mantenimento della chiusura delle attività, possono disporre con propria ordinanza detta misura, dandone comunicazione alla Regione”.

Ma andiamo con ordine. L’ordinanza 22 ha valore solo per novantasei ore. “A far data dal 14 maggio 2020 (cioè oggi, ndr) e fino al 17 maggio 2020″, si legge. Il governatore ha così anticipato di quattro giorni le riaperture che le Regioni sono autorizzate a fare a partire dal 18 maggio, come deciso martedì dal Governo di Giuseppe Conte (leggi qui). La nuova mossa di Solinas, però, mette di nuovo in difficoltà i sindaci perché scarica su di loro, ancora una volta, le colpe di eventuali mancate aperture.

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La nuova ordinanza si può definire mini non solo per la durata, ma anche per numero di articoli, che sono quattro in tutto. Nel primo c’è scritto che, visto l’attuale indice di contagio Rt allo 0,48, calcolato dall’Istituto superiore di Sanità e dalla Fondazione Bruno Kessler, in Sardegna possono riaprire saloni di parrucchieri e centri estetici. Ai quali è intimato di rispettare tutta una serie di regole che vanno dagli appuntamenti all’accoglienza dei clienti. L’articolo 2, invece, dà il via libera alla ripartenza di negozi di abbigliamento, di calzature più gioiellerie e profumerie (sebbene queste ultime non abbiano mai chiuso perché considerate servizi essenziali per la cura della persona).

L’articolo 3 ne sono soppressi due dell’ordinanza 20, precisamente i numeri 23 e 24, coi quali il governatore aveva previsto gli Rt comunali, risultati poi incalcolabili, come certificato dall’epidemiologo dell’università di Sassari, Giovanni Sotgiu. E questo perché, in assenza di tamponi fatti, non si può dire che in un determinato Comune ci sono stati contagi zero, perché manca appunto l’accertamento scientifico. Adesso Solinas fa valere di nuovo l’indice di contagio regionale, il solo rilevato in tutta Italia, come avevano spiegato a Sardinia Post fonti del ministero della Salute. Infine: l’articolo 4 del nuovo provvedimento fissa la durata delle disposizioni, valide, come detto, sino al 17 maggio.

Di realmente nuovo, però, non c’è nulla. Con l’ordinanza 22 Solinas ha solo riportato l’Isola al caos di  dieci giorni fa, quando il presidente voleva anticipare all’11 maggio la ripartenza della Sardegna, ma i sindaci erano opposti anche su indicazione dei Prefetti perché il Dpcm del 26 aprile, sovraordinato seconda la gerarchia delle fonti, prevedeva cose diverse. Un identico copione è stato messo in scena ieri notte: sino al 18, in teoria, non si dovrebbe anticipare alcuna apertura, perché questa è la disposizione del Governo. Insomma, l’unico vero obiettivo del provvedimento Solinas è una prova muscolare e politica, di cui le fasce tricolori, probabilmente, non ne avvertivano il bisogno.

Peraltro, visti i rigorosi protocolli di sicurezza da rispettare, riaprire le attività non significa semplicemente sollevare le saracinesche. Anche perché parrucchieri  ed estetiste, per esempio, possono ricevere i clienti solo per appuntamento.  Quindi è necessaria un po’ di organizzazione, quella stessa che tutti stavano programmando per lunedì 18. Ci sono poi i locali da pulire e i dipendenti che se sono in cassa integrazione sino a domenica 17. Dipendenti che non possono essere richiamati al lavoro oggi, c’è una procedura da rispettare. Difficile che dalla mezzanotte di ieri, quando è stata spedita l’ordinanza ai giornalisti, e sino alle 9 di questa mattina, orario in cui sono autorizzate le ripartenze, si possa cambiare l’economia della Sardegna. Addirittura col week-end di mezzo e sempre la possibilità che i prefetti facciano diffide ai sindaci, nel caso in cui non blocchino le riaperture. (al. car.)

Clicca qui per leggere e scaricare l’ordinanza 22

 

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