Fase 2, estate nera del turismo isolano. Solinas: “Calo del settanta per cento”

Il grido d’allarme di tutti gli operatori e il balletto di regole, divieti, precisazioni e rettifiche, sarebbero state delle premesse sufficienti per arrivare alla conclusione che la stagione turistica in Sardegna, avrebbe subito un duro contraccolpo dall’emergenza coronavirus. A rendere ancora più ‘istituzionale’ la crisi sono arrivate le parole del presidente della Regione, Christian Solinas, ospite al programma ‘Coffee Break‘ a La7, che ha previsto “un calo del 70 per cento per la stagione turistica in Sardegna”. Numeri alla mano (sempre fonte Solinas) nell’Isola “sono stimati due milioni e mezzo di turisti nei tre mesi estivi”. Una legnata per tutto il settore che si aggiunge ad altre realtà che stanno pagando a caro prezzo la pandemia. Ma a pesare sull’incertezza turistica non è soltanto il Covid-19, perché anche da Villa Devoto qualche mea culpa dovrebbero recitarlo.

Infatti, a frenare gli arrivi e la scelta della Sardegna come destinazione non è soltanto la paura (non ci sarebbero assembramenti selvaggi in tante città d’Italia), quanto la mancanza di un decalogo sicuro su test, passaporto sanitario, quarantena, comportamenti da adottare in spiaggia e, mai secondario, trasporti. Certo, il governatore ha precisato che il sistema turistico riuscirà a sopravvivere, che purtroppo è cosa ben diversa dal vivere bene, “grazie alla rete di aiuti che è stata messa in campo dalla Regione” e che “oggi più che mai nella scelta della destinazione da parte del turista non ci sarà solo la bellezza paesaggistica e ambientale, ma soprattutto il tema della sicurezza“.

Un premio di consolazione che non cancella, però, il clima che sta diventando sempre più rovente attorno a chi deve assumersi la responsabilità di dettare le regole. Quello che è successo negli ultimi giorni con una carambola di cambiamenti sugli accessi al mare è il segnale che non è possibile, in questo momento, dare certezze a chi deve investire soldi per arrivare in Sardegna. L’ordinanza 23 aveva consentito l’accesso alla spiaggia per prendere il sole, lasciando ampi margini all’interpretazione sulla possibilità o meno di fare il bagno. È stata una precisazione dello stesso governatore ad annunciare il divieto di entrare in acqua, sottolineando che la stessa ordinanza consentiva di aprire le attività turistiche relative alla balneazione e limitava l’accesso soltanto alle spiagge. Ieri è stato l’assessore regionale agli Enti locali, Quirico Sanna, a comunicare una cosa diversa sostenendo che “in acqua si può entrare, ma bisogna rispettare il distanziamento sociale”.

È vero, però, che non tutti i turisti vengono in Sardegna per andare al mare, ma comunque nell’Isola devono arrivare e anche in questo caso sono numerosi i quesiti che si pongono i potenziali visitatori. Infatti, la questione del passaporto sanitario è ancora da risolvere e si lega ai test che i turisti dovranno fare all’arrivo negli scali sardi. Una situazione nebulosa in cui non si esclude un intervento del Governo, come ha tenuto a precisare il ministro per le Autonomie locali, Francesco Boccia, ricordando che se la curva dei contagi dovesse risalire le regioni saranno soggette a un’altra chiusura.

Matteo Sau

 

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