Caos seggi, la Gallura ne perde 3 su 5?

Una interpretazione della legge elettorale penalizza le nuove province che in tutto perderebbero sei seggi a favore delle vecchie. Con Olbia-Tempio penalizzate Medio Campidano e Ogliastra

Scoppia il caos seggi, proprio adesso che la conta dei voti sembrava quasi finita (le ultime 3.254 schede le scrutinerà entro domani la Corte d’appello). È successo che per un’interpretazione della nuova legge elettorale, le vecchie province –  geograficamente parlando – stanno ‘rubando’ consiglieri alle nuove. Tanto che dalla Gallura gridano al “golpe bianco”, perché il territorio perde 3 scranni su 5.

La querelle ruota intorno alla ripartizione dei 59 seggi tra le otto Province sarde. Fino a questo pomeriggio, non pareva in discussione il fatto che Cagliari avesse diritto a 20 seggi. E poi a seguire: 12 a Sassari, 6 testa per Oristano e Nuoro; 5 alla Gallura; 4 al Sulcis e altrettanti Medio Campidano; 2 all’Ogliastra. Ma adesso lo schema è cambiato, in questo modo: Cagliari guadagna 1 scranno e passa a 21; Sassari ne prende 3 in più e arriva a 15; sale di uno, fino a quota 7, anche Nuoro. Tra le vecchie Province solo Oristano non aumenta ma neppure perde, rimanendo a quota 6 scranni.

Gli effetti, a ben vedere, ricadono tutti sulle nuove Province, se si esclude quella del Sulcis che non modifica i suoi 4 seggi. Per il resto, un cimitero: a cominciare dalla Gallura che scende da 5 a 2 consiglieri. Dimezzati gli scranni del Medio Campidano (da 4 a 2) e dell’Ogliastra, da 2 a 1.

Da Olbia, Alberto Farina, segretario generale aggiunto della Cisl Gallura, parla di “golpe bianco’. “Sotto le mentite spoglie della nuova legge elettorale – attacca il sindacalista – hanno approvato un’operazione di killeraggio verso le nuove Province mai digerite, e infatti commissariate. Siamo davanti a una gravissima negazione della rappresentanza territoriale, un deficit di democrazia davanti al quale le forze sociali e istituzionali non possono tacere. Siamo pronti a presentare ricorsi. La Gallura è andata alle urne per eleggere i suoi cinque rappresentanti in Consiglio regionale, perché così prevede l’articolo 3 della stessa legge elettorale”.

Ciò che ha fatto variare lo schema di attribuzione dei seggi è il comma 1 dell’articolo 18. “In ogni circoscrizione – si legge – è garantita l’attribuzione di almeno un seggio”. Di qui lo schema della ripartizione modificato, perché infatti uno scranno non è stato negato a nessun territorio.

A questo punto, rispetto alla lista degli eletti che si conosceva finora, sono destinati a cambiare dieci nomi. Cinque sono quelli dei candidati che pensavano di essere entrati (o tornati) in Consiglio, altrettanti sono i nomi di quelli che, a sorpresa, guadagnano l’ingresso in Aula.

C’è un altro effetto: con la modifica nella attribuzione dei seggi, tutti i partiti che hanno sostenuto il neogovernatore Francesco Pigliaru o l’uscente Ugo Cappellacci, piazzano almeno un consigliere. Nel dettaglio, dividendo tra sinistra e destra, viene fuori questa ripartizione: Pd 18 seggi; Sel 4; due a testa per Partito dei Sardi, RossoMori, CentroDemocratico e Sinistra sarda (Rifondazione e Comunisti italiani); uno testa per Idv-Verdi, Psi, Upc, Irs e La Base. Il totale fa 35, visto che il 36mo è lo stesso Pigiaru.

In quota centrodestra, Forza Italia piazza 10 consiglieri; 4 li mette l’Udc; 3 a testa per Riformatori e Psd’Az; uno a testa per Fratelli d’Italia, Zona Franca Randaccio e Uds. Il totale è 23, a cui va aggiunto Cappellacci.

Alessandra Carta

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